"Dentro di me, so di non aver fatto niente di male".
È tutto qui, il senso della prima volta di Jannik Sinner davanti ai microfoni dopo il terremoto che ha scosso la sua vita professionale. E che lo ha portato a tagliare i rapporti con le due persone che, a leggere il verbale della sentenza con cui è stato assolto dalle accuse di doping dopo essere stato trovato due volte positivo al Clostebol in marzo, avrebbero commesso l’errore che rischiava di cambiare tutto, la carriera se non la vita del numero uno del tennis mondiale.
L’annuncio della chiusura del rapporto professionale con Umberto Ferrara e Giacomo Naldi, il preparatore fisico e il fisioterapista che avrebbero portato involontariamente alla contaminazione di Jannik (il primo comprando e portando a Indian Wells il Trofodermin, il secondo massaggiandolo senza essersi prima lavato accuratamente le mani dopo essersi dato il farmaco per curare una ferita sul mignolo) era stato dato ufficialmente prima della conferenza stampa di ieri a Flushing Meadows, dove Sinner debutterà in campo martedì contro l’americano Mackenzie McDonald.
Prima di affrontare le domande dei giornalisti, Jannik si era allenato con l’amico Lorenzo Musetti in una seduta aperta al pubblico condita dagli applausi del pubblico. Dettaglio non secondario, perché i giorni successivi alla sentenza del tribunale Sport Resolutions sono passati tra critiche di alcuni colleghi e posizioni meno aggressive di altri. "Adesso so chi davvero è mio amico", ha detto Sinner, che aveva appena incassato parole morbide dall’americano Frances Tiafoe, l’ultimo ad aver perso contro di lui a Cincinnati: "Jannik è un giocatore incredibile. Gli organismi competenti hanno preso una decisione, hanno stabilito che può giocare. È tutto quello che ho dire sulla vicenda". Boris Becker aveva appena benedetto la separazione dai due componenti dello staff ("è una buona decisione"), ma questo non ha impedito a Sinner di mostrare il suo dispiacere per aver dovuto prendere la decisione, lui che sulla costruzione di un gruppo di lavoro affiatato e compatto aveva fondato la sua ascesa fino al numero uno del ranking mondiale: "Io sono innocente, le persone che mi conoscono e che mi sono vicine sanno chi sono. Ma è stata dura, ero molto preoccupato, è stata la prima e spero sia l’ultima volta che mi capita una cosa del genere. Ho dovuto già giocare per mesi con questa preoccupazione nella mia testa, ma ricordavo a me stesso che non avevo fatto niente di male. Rispetto sempre le regole e rispetterò sempre quelle del’antidoping. Per me l’assoluzione è stata un sollievo. È bello essere di nuovo qui. Cercherò di godermela il più possibile, non era semplice dopo l’ultimo periodo".
La voglia è quella di pensare al campo: "Ringrazio Darren Cahill e Simone Vagnozzi per avermi tenuto su. È ancora dura, è un momento complicato. Temevo di poter essere sospeso, non è il modo ideale per preparare un torneo del Grande Slam".
Aspettando la decisione della Wada che ancora ieri non ha sciolto la riserva sulla possibilità di fare appello, Jannik ha spiegato: "Quando ci hanno informato che ero positivo, la prima cosa è stata cercare di capire che cosa fosse successo. Umberto (Ferrara, ndr) è quello che conosce queste cose, abbiamo capito che era stato lo spray e abbiamo spiegato che cosa era successo, per questo motivo ho potuto continuare a giocare. Non ho avuto nessun trattamento di favore. Hanno creduto in me e in noi. Ovviamente dovevo prendere decisioni in base al risultato. Ci sono date che devi rispettare nel corso dell’intero processo, e non puoi scegliere quando finisce. Adesso sono contento che sia finalmente finita, ho aspettato a lungo questo risultato. Umberto e Giacomo sono stati una parte enorme della mia carriera, abbiamo lavorato insieme per due anni facendo un lavoro incredibile. Ma adesso avevo bisogno di aria fresca, dopo questi errori non mi fidavo più".