"Le cause della violenza alle donne vanno affrontate tutte quante. Ci sono sicuramente dati che parlano anche di un’incidenza significativa dell’immigrazione illegale di massa". Giorgia Meloni si schiera col ministro Giuseppe Valditara, che nel suo intervento alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin aveva detto che "il patriarcato è finito nel 1975 con la riforma del diritto di famiglia" e che "l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di devianza in qualche modo discendenti dall’immigrazione illegale".
FEMMINICIDI, PATRIARCATO, MIGRAZIONI
Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera, dice che "è gravissimo che la presidente Meloni si arrampichi sugli specchi per giustificare le incredibili uscite sui femminicidi, patriarcato e migrazione del ministro Valditara. Come piace dire a lei, come donna e madre ci saremmo aspettate un contributo più alto, mentre chiaramente ha scelto le ragioni della difesa d’ufficio di un ministro indifendibile". Replica anche la senatrice del Pd, Cecilia D’Elia, vice presidente della Bicamerale Femminicidio: "Anche lei, come ieri Valditara, tirando in ballo l’immigrazione oscura il carattere strutturale e patriarcale della violenza. La libertà delle donne è la risposta. Sconfiggere la cultura dello stupro e del possesso la prima necessità. Altro che scaricare sull’immigrazione l’aumento della violenza di genere. Consigliamo alla premier un ripasso della Convenzione di Istanbul".
I DATI
La senatrice Sandra Zampa, capogruppo Pd in commissione Affari sociali a Palazzo Madama, dice che la criminalizzazione dei migranti è "smentita da quanto la stessa Commissione sui femminicidi ha reso noto. Dati pubblici che chiunque può consultare. Criminalizzare le persone in situazione di estrema vulnerabilità, come sono per lo più quelle che emigrano, non fa onore a Meloni". Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, dice che "peggio delle balle di Valditara c’è solo chi le ripete, tipo la nostra premier Giorgia Meloni", e chiede alla presidente del Consiglio a che punto sia "il progetto di portare l’educazione affettiva nelle scuole, annunciato all’indomani dell’omicidio di Giulia, di cui nessuno sa più nulla".
SALVINI
A difendere Valditara arriva anche il leader della Lega, Matteo Salvini: "Le violenze sessuali sono aumentate in corrispondenza al fenomeno migratorio, basta andare in questura a vederlo, si tratta di numeri, poi non so se a qualcuno diano fastidio i numeri", dice. E ancora: "I numeri dell’Istat, non del ministero, mettono in correlazione il fenomeno migratorio con l’aumento dei reati sessuali, poi lo stupratore, sia bianco, sia nero, giallo o verde, per quello che mi riguarda avrebbe nella castrazione chimica la sua cura".
ALLA CAMERA
La polemica approda alla Camera. La capogruppo Pd, Chiara Brega, chiede a Meloni e a Valditara di "venire in Aula a riferire". Subito dopo si associano Avs, M5s e Azione. Il deputato del Carroccio, Mario Sasso, difende il ministro: "Quello che ha detto è un dato di fatto. La cultura islamica considera le donne come esseri inferiori". In ultimo a difendere Valditara arriva anche Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia: "Contro di lui attacchi pretestuosi. Ha ragione Meloni". E intanto nella polemica sfuma la mozione bipartisan contro la violenza sulle donne. Gino Cecchettin, padre di Gulia, ha rivelato: "Ho sognato per mesi di andare a Fossò, dove Giulia è stata uccisa, e riuscire ad arrivare in tempo per portarla via".