Si chiamavano Hicham Outtas e Anuar Mastaki, avevano 21 e 19 anni, erano amici sin dalle scuole elementari. Insieme sono cresciuti a Villa Cadè, una frazione di Reggio Emilia, e sognato un futuro; insieme sono morti in auto a Caprara di Campegine mentre venerdì pomeriggio stavano andando a mangiare una pizza, schiacciati e trafitti da tonnellate di ponteggi metallici persi da un furgone impazzito, condotto da un muratore senza patente, che è scappato senza soccorrerli né controllare le condizioni di altri cinque feriti che si è lasciato dietro nella sua delirante corsa. Il conducente del mezzo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, è Francesco Riillo, 39 anni, nato a Crotone; aggiunge il suo nome alla lista dei pirati della strada che nei primi 9 mesi di quest’anno hanno già ucciso 72 persone innocenti.
Il muratore è stato però individuato e arrestato nel giro di poche ore grazie alla collaborazione tra Carabinieri e Polizia locale: ora si trova in carcere, indagato per i reati di omicidio stradale aggravato, lesioni personali gravissime e fuga da incidente. Riillo era a letto, quando i carabinieri in piena notte hanno bussato alla sua porta, al civico 33 di Strada Bassa a Montecchio: qui il muratore abita con la madre e qui ha sede la sua impresa individuale che svolge "attività non specializzate di lavori edili". In cortile era posteggiato il furgone, che sarebbe intestato alla donna. Assonnato, l’uomo ha seguito i militari fino al Pronto soccorso, ma è stato abbastanza lucido da dire di non avere nulla a che fare con il disastro di Caprara e da rifiutare l’alcoltest.
Se lui non parla, sono eloquenti i suoi precedenti: la patente gli era stata revocata diverso tempo fa per guida in stato di ebbrezza. Denunciando lo smarrimento del documento e con un escamotage oggetto di un’altra indagine, Riillo era tuttavia riuscito a farsi concedere un permesso provvisorio. Ma nemmeno questo era riuscito a mantenere: gli era stato ritirato in agosto, a Napoli. Nonostante ciò avrebbe continuato a circolare. Venerdì sera alcune delle oltre 50 telecamere di video-sorveglianza Ocr poste ai varchi delle arterie della Val d’Enza (gestite dalla Polizia, ma collegate alle sale operative di tutte le forze dell’ordine), hanno ripreso il suo furgone in vari momenti dei suoi spostamenti: vicino al casello autostradale Campegine-Terre di Canossa con il pianale carico di ponteggi, verso la Via Emilia vuoto. Rapidamente il database ha restituito ai carabinieri nome e indirizzo del proprietario.
Sono stati i testimoni dell’orribile incidente, tra cui i feriti, a descrivere ai carabinieri l’accaduto. Il furgone è arrivato a velocità sostenuta in una semicurva e ha invaso la corsia opposta, distruggendo la fiancata di una Bmw che procedeva in senso contrario, e iniziando a perdere cavalletti da ponteggio, tubi e altri materiali da edilizia. In quell’istante sopraggiungeva la Citroen Picasso con a bordo tre ragazzi: Anuar alla guida, Hicham a suo fianco e Ahmed Habbou, 21 anni, sul sedile posteriore. In un attimo sono stati infilzati dai tubi (Habbou è vivo per miracolo ma grave), con una terza auto – dentro una coppia con due bambini – che è stata travolta e ha tamponato la vettura dei giovani.
Il pirata, dopo un attimo di sosta, senza nemmeno telefonare al 118, ha ingranato la marcia ed è fuggito. Poi sono arrivate in massa ambulanze, i vigili del fuoco, i carabinieri, con i lampeggianti ad illuminare di freddo blu una scena apocalittica. E Francesco Riillo? Poche ore dopo ha detto ai militari di essere stato a casa, a letto.