Roma, 27 ottobre 2024 – Entrando oggi nella Basilica di San Pietro si proverà un’emozione forte di luce e di bellezza. Si potrà ammirare, come se fossimo tornati di colpo al 1600, nella sua imponente veste originale uno dei capolavori del Barocco, il Baldacchino del Bernini, alto una trentina di metri, come un edificio di 10 piani, restaurato nel tempo record di nove mesi, 250 anni dopo l’ultimo intervento di ripulitura e conservazione. Il nostro sguardo sarà subito inondato dai colori naturali dell’opera che sovrasta l’altare centrale della Confessione, sopra la tomba di Pietro, ed ergendosi verso l’alto in direzione della meravigliosa cupola michelangiolesca.
Lo stupore coinvolgerà anche i più distratti perché la luminosità dei metalli (bronzo e ferro) farà risaltare le parti dorate e i marmi pregiati delle colonne (il bianco di Carrara, il nero d’Aquitania e l’alabastro d’Egitto). Vivendo, qui in Vaticano, questa stagione di messa a nuovo della Basilica, penso con commozione agli anni trascorsi ad Assisi in un’altra Basilica Papale, quella di San Francesco, colpita dal terremoto del 1997 e da allora impegnata in un perenne ’cantiere dell’utopia’ che sorprese il mondo intero. Entrando oggi nella Basilica di San Pietro, conserviamo questo rinnovato desiderio di guardare verso l’alto.
Dietro al Baldacchino si vedranno ancora i ponteggi per il restauro del Monumento per la Cattedra di Pietro, segno di un completamento prezioso nel lavoro straordinario di preparazione della chiesa più grande del mondo verso l’ormai prossimo Giubileo dedicato al tema della speranza, in un mondo che sembra aver smarrito il cuore e la stessa speranza, come spiega papa Francesco nella sua ultima enciclica, Dilexit nos (Ci ha amati). Ma la novità più profonda è sempre oltre quello che si vede: sta nei simboli e nei fatti, nella memoria, e soprattutto nell’incontro con Gesù, vivo e vero, all’origine di ogni autentica vita cristiana condivisa nella comunità. Entrando oggi nella Basilica di San Pietro, dobbiamo andare oltre la magnificenza e la ricchezza artistica del Baldacchino. Quello che l’arte vuole comunicare alla fede e alla domanda di spiritualità, ha una rispondenza nei volti delle persone che popoleranno il Tempio.
Il Papa, i vescovi, i sacerdoti, le suore, i fedeli laici, le donne, i giovani, i bambini, le comunità, di ogni parte del mondo. È l’espressione del Sinodo, il popolo di Dio che si è riunito negli ultimi quattro anni per rinnovare la missione, la comunione e la partecipazione nella Chiesa di papa Francesco, in dialogo con un mondo difficile, talora ostile, ma anche aperto ad una testimonianza di cambiamento, di umanità, di pace. Il grido della pace, della giustizia, della misericordia e della riconciliazione risuonerà ancora una volta per dare un futuro di speranza al mondo, l’unico futuro possibile per uscire dalla guerra, da una economia che uccide, dal nichilismo, dalle dittature. Il Sinodo, pietra miliare nella storia della Chiesa. Il metodo sinodale, ascolto e dialogo, partecipazione e unità, come via per continuare a costruire comunità e senso di comunità. Entrando oggi nella Basilica di San Pietro vivremo una giornata speciale.
Un’ostensione speciale. Forse entrando non tutti immediatamente si accorgeranno di un piccolo seggio di legno, che sarà posto davanti al Baldacchino. Un’antica reliquia svelata dopo molti anni. È l’antica Cattedra di Pietro, che era conservata all’interno del Monumento del Bernini, lontana dalla vista dei pellegrini. Da oggi fino all’8 dicembre. L’antica reliquia ha attraversato la storia della Chiesa e rappresenta il primato petrino. Risalirebbe al IX secolo, ma sarebbero contenuti al suo interno elementi più antichi. Le indagini scientifiche avviate forniranno indicazioni importanti. La devozione verso questa reliquia, ritenuta dalla tradizione appartenente a San Pietro e da lui utilizzata, si sviluppò tra il XII e il XVI secolo. Molti volevano toccarla perché si pensava avesse anche un effetto taumaturgico.
*Direttore della comunicazione della Basilica papale di San Pietro