di Beppe
Boni
"In questo momento l’iniziativa sul terreno non l’hanno i russi, anche se l’esito della guerra rimane incerto".
Prudente come sempre, ma capace di decifrare con sufficiente precisione la dinamica del conflitto ucraino, il generale dell’aeronautica Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa e oggi responsabile Sicurezza e Difesa di Azione.
Che significato ha la tempesta di missili sulla cittadina di Zaporizhzhia, che dà il nome alla centrale atomica, con 7 attacchi in un giorno?
"Questa località non è un obiettivo centrale e non ha una grande importanza sul campo. È la classica strategia del terrore di Vladimir Putin. Non leggo concreti motivi politici e strategici per un attacco così massiccio in quell’area se non esibire una prova di forza".
Qual è allora il risultato?
"Fare terra bruciata, terrorizzare la popolazione. È la dinamica della vecchia dottrina militare russa che adotta principi di fatto generalmente spietati".
I missili S-300 che hanno devastato Zaporizhzhia sono affidabili sulla precisione?
"Non credo che possano sbagliare obiettivo tanto da colpire la centrale che non sorge immediatamente accanto alla cittadina. Però la dotazione bellica dei russi sul piano della precisione è modesta. Usano spesso missili grad, armi a saturazione e obici che colpiscono con possibilità di centrare l’obiettivo al cinquanta per cento in un raggio di 100 metri. I sistemi di precisione, che cominciamo a scarseggiare nell’esercito di Mosca, possono ipotizzare un errore di due metri circa".
Che piega ha preso la guerra a questo punto?
"L’esercito russo è stanco, le nuove truppe al fronte difettano di addestramento e motivazione. Ora l’iniziativa non è in mano alle forze di Mosca. Ci avviciniamo all’inverno e presto laggiù arriveranno piogge che trasformano il terreno in un mare di fango dove i cingolati rischiano di rimanere intrappolati. Si va verso uno stallo del conflitto".
Però le forze ucraine hanno ripreso terreno proprio nei territori annessi del Donbass.
"Stanno riconquistando migliaia di chilometri quadrati grazie alle armi fornite dall’Occidente e ad un maggiore dinamismo sul campo. Ma non credo a una vittoria a breve".
Cosa significa dinamismo?
"La catena di comando russa è centralizzata, ingessata e poco duttile. L’esercito di Kiev concede invece maggiore flessibilità e rapidità di comando alle gerarchie impegnate direttamente sul campo".
Nel Baltico è scattato l’ennesimo allarme aereo e due Eurofighter armati al combattimento si sono alzati in volo.
"Nel cielo di Polonia e Svezia avevano sconfinato quattro Sukhoi partiti da Kaliningrad. I nostri intercettori della Task force White Eagle si sono alzati in volo come da procedura e li hanno guidati fuori dalla Fir, la linea tracciata in cielo che segna la competenza dei singoli Stati".
Che significato ha questa incursione?
"Nulla di nuovo. Ce ne sono diverse, stile Guerra fredda. In parte è una esibizione di forza, in parte è un test per misurare la capacità reattiva della Nato".
Sono stati avvistati anche aerei spia.
"Fa parte del gioco. Li possiede anche la Nato ovviamente. L’intelligence aerea può essere più efficace di quella sul terreno. Un velivolo spia è in grado di intercettare comunicazioni radio, telefoniche, svolge funzioni anti radar e ha compiti di avvistamento e ricognizione".
L’Italia come se la cava?
"Non faccio classifiche, ma disponiamo di una tecnologia che è fra le migliori al mondo e che stiamo migliorando ancora".