"Carlo III sarà un solido e capace monarca di transizione. Da repubblicano, io ci scommetto". A 72 anni Antonio Caprarica, inviato Rai e storico corrispondente da Londra – ora in libreria con Carlo III - Il destino della Corona (Sperling & Kupfer) – punta sul 74enne sovrano di casa Windsor non certo per complicità anagrafica, ma per una serie di documentate ragioni "frutto anche di conoscenza personale".
In sintesi?
"Carlo è un uomo che ascolta, legge, riflette, pensa ai grandi temi della contemporaneità ma anche alle difficoltà degli ultimi. Non esiste, almeno negli ultimi due secoli, un sovrano più colto e preparato di lui nel momento dell’ascesa al trono".
Dalla successione ad Elisabetta II alla cerimonia di incoronazione: iI bilancio dei primi otto mesi supera già le attese?
"Sono convinto di sì. I dati di ascolto planetari (4,5 miliardi di persone) ma anche italiani (il complessivo 60% di share tra Rai Uno, Canale 5 e La 7) indicano che il prestigio della monarchia è intatto, e che, dal giorno della morte della regina, Carlo ha saputo interpretare il ruolo con sensibilità e attenzione".
Nel suo accreditamento come figura autorevole, quali sono stati gli snodi cruciali prima dell’incoronazione?
"Racconto due episodi. Quando la premier Liz Truss aveva intimato al sovrano di non partecipare alla conferenza sul clima del Cairo, lui ha reagito con compostezza. Senza violare la Costituzione, ha invitato a Londra il gotha dell’ambientalismo, determinando il dietrofront del governo e la presenza in Egitto del nuovo premier Rishi Sunak".
L’altro exploit?
"In occasione del messaggio di Natale, quando, al di fuori di ogni ritualità, ha mostrato empatia e attenzione alle difficoltà di milioni di persone in tempi di crisi, e ha reso omaggio alla causa dei lavoratori pubblici britannici indicandoli come veri eroi".
Insomma, Carlo arriva al trono ben allenato.
"L’unione mistica tra sovrano e popolo alla presenza di Dio, in uno dei paesi più scristianizzati dell’Occidente, dà la misura di quanto potente sia ancora la forza della monarchia e di quanto eccentrica sia la Gran Bretagna. Carlo III sarà anche “un gentiluomo del diciottesimo secolo nato con due secoli di ritardo“, come sostiene uno storico canadese, ma è anche un uomo colto e preparato, capace di calarsi nello spirito dei tempi. Conosce perfettamente le insidie e le potenzialità del trono. Così, nei primi mesi da regnante, ponendosi in sincera continuità con la madre – inarrivabile icona – ha ben capitalizzato quel capitale di autenticità che ora tutti gli riconoscono".
Una rimonta non scontata.
"Ma giustificata e convalidata dai fatti. Dopo la morte di Diana, la popolarità di Carlo era ai minimi termini, al 4%. Pochi mesi dopo era già risalita al 50%, grazie al comportamento di padre amorevole e realmente presente nella vita dei figli".
Le nozze con Camilla?
"Hanno contribuito a normalizzare, sin dal 2005, l’immagine di paziente erede al trono. I britannici hanno realizzato che quella storia d’amore era vera. E la stessa Camilla è stata accettata perché non ha fatto nulla per apparire diversa da quella che è: una classica donna inglese di campagna appassionata di cavalli, caccia e giardinaggio".
Ora?
"Al di là delle provocazioni di Harry e Meghan, che non faranno certo crollare la dinastia, Carlo III ha ben chiaro il suo compito: traghettare la monarchia britannica in perfetta salute per la consegna a William, il prossimo regnante di casa Windsor, dopo quasi 80 anni, che sarà giovane come la maggior parte dei suoi sudditi. La reciproca lealtà tra Carlo e William è sincera e assoluta. Ben oltre formule e riti".