È un’estate ad alto rischio quella che stiamo vivendo, come sempre più spesso capita. Con il meteo che, spesso, taglia in due la Penisola, dividendola tra regioni investite da piogge torrenziali improvvise e altre bruciate dal caldo. L’ondata di calore sull’Italia, tra l’altro, durerà almeno fino a Ferragosto, ma con i valori più elevati attesi tra oggi e domani quando le temperature massime sfioreranno i 40° anche sulla Pianura Padana centro-orientale, oltre che sulle zone interne delle regioni centrali tirreniche. Meteo che spesso finisce tra le cause dei tanti, troppi incidenti che si ripetono, soprattutto in montagna. Come quelli che hanno funestato il weekend appena trascorso. Tre morti solo sabato, un alpinista di 20 anni, un escursionista 77enne ed una donna di 31 anni.
Nell’alta valle Bognanco, nella provincia Verbano Cusio Ossola, una donna di nazionalità peruviana con tre figli di 6, 5 e 3 anni non ha fatto rientro da un’escursione. Sono statilocalizzati solo dopo una serata di ricerche: sono in buone condizioni. Due le persone salvate: venerdì soccorso un alpinista trentino sprofondato per venti metri in un crepaccio sul Castore, nel massiccio del Monte Rosa, mentre ieri un 39enne, che aveva affrontato un’escursione sul Jôf Fuart in Friuli senza adeguata attrezzatura, è stato salvato dopo essere rimasto bloccato nella neve. Incidenti, alcuni fatali, che ripropongono come ogni estate il tema della cautela e delle precauzioni.
L’alpinista trentino sprofondato nel crepaccio sul Monte Rosa, ad esempio, procedeva da solo (primo errore) ed era uscito dalla traccia (secondo). Dall’interno della fenditura del ghiacciaio a 4.000 metri di quota è riuscito a chiamare i soccorsi. Non essendo in grado però di fornire una posizione precisa, ha ‘guidato’ l’intervento riferendo via telefono l’intensità del rumore dell’elicottero che lo stava cercando.
Appassionati di terre alte, atleti, amanti delle passeggiate ma anche residenti in città alla ricerca di un po’ di frescura: con l’estate la montagna si popola. Basti pensare che a luglio e agosto cresce tra le sette e otto volte – stimano le autorità regionali – la popolazione della Valle d’Aosta, 123mila residenti sparsi su un territorio con una quota media di 2.106 metri. E con essa i comportamenti all’insegna dell’imprudenza. Dagli escursionisti che tagliano i sentieri, rischiando di ruzzolare nelle scarpate, agli alpinisti a 4.000 metri con indumenti troppo leggeri. "Occorre scegliere l’itinerario in base alle proprie capacità e consultare i bollettini più aggiornati, a volte l’arrivo del maltempo viene anticipato e serve muoversi di conseguenza", sottolinea Comune.
A sbagliare possono essere anche alpinisti esperti. "È necessaria un’attrezzatura adeguata. Chi affronta magari la parete Nord del Lyskamm", impegnativa salita nel gruppo del Monte Rosa, "non può partire leggero come per una gara di scialpinismo, servono materiali in acciaio, ramponi e piccozza". "Non sono più in grado di proseguire, venitemi a prendere": l’attitudine a considerare garantito il soccorso emerge anche dal tenore delle richieste. "Sulle grandi vie classiche di montagna, dove c’è copertura telefonica, interveniamo molto spesso. Dove invece manca il campo, le persone si tirano fuori da sole dalle situazioni difficili. C’è la tendenza a pensare ‘Proviamo a salire, al massimo poi chiediamo aiuto’. Ma se poi c’è vento forte o cattivo tempo, rischiamo di non poter arrivare con l’elicottero a 4.000 metri di quota. Via terra, se si può intervenire, servono magari quattro o cinque ore solo per raggiungere chi chiede aiuto. E poi, in base alle difficoltà della via, riportarlo a valle con le squadre a piedi può non essere possibile", aggiunge Comune.
Solo tre settimane fa un alpinista di 75 anni e suo figlio sono stati salvati durante la traversata del Naso del Lyskamm (4.272 metri). Indossavano abbigliamento leggero e il padre era esausto, non più in grado di proseguire. I tecnici sono riusciti a intervenire nonostante il maltempo. Ma se i due avessero dovuto affrontare la notte all’addiaccio, avrebbero rischiato la vita. Tutti, escursionisti compresi, devono poi essere in grado di non perdere l’itinerario.