Roma, 28 agosto 2024 – Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) e dell’Ordine dei Medici di Bari oltre che membro della Società Italiana di Medicina Generale dal 1995, ha minacciato dimissioni di massa dei medici italiani per protestare contro le aggressioni (le ultime due, ai danni di dottoresse, sono avvenute nella sua Puglia: una nel Salento e una nel tarantino).
Che cosa succede se tutti i medici d’Italia se ne vanno?
"La mia è stata una dichiarazione in parte provocatoria, visto che lo stress e la violenza sono le due condizioni che portano agli addii al Sistema sanitario nazionale. Ma è anche una informazione: lo stillicidio delle dimissioni è quotidiano, tanto che un’indagine dell’Anaao parla di dieci medici al giorno che si dimettono dal Sistema sanitario nazionale (dati del 2023). C’è un problema di ruolo (oggi i medici vivono con difficoltà la loro condizione), ma ce n’è anche uno remunerativo: gli stipendi dei dottori hanno perso dal 2015 il 6% del potere d’acquisto".
Perché sono i medici del pronto soccorso quelli più colpiti?
"Perché i pronto soccorso, insieme alla guardia medica e i servizi di psichiatria, sono le trincee del sistema. Oggi nei pronto soccorso le carenze di personale sono ancora peggiori: questo provoca molto spesso disservizi e ritardi, e da qui gli episodi di violenza che non sono giustificabili, ma purtroppo esistono".
Quali sono le dimensioni reali del fenomeno?
"Nel 2022 Inail ne ha contati 1.600. Ma quei numeri fanno riferimento alle sole denunce: mancano le aggressioni verbali, le situazioni in cui non si producono danni e le mancate denunce. E poi manca tutta la parte relativa ai medici convenzionati. Quindi i dati sono fortemente sottostimati: un’analisi fatta in Puglia dall’agenzia della Regione che segue gli infortuni sul lavoro dice che il 42% di tutti gli operatori sanitari ha subito almeno un episodio di violenza in un anno".
Che cosa pensa della proposta di armarli arrivata Sindacato Medici italiani?
"Io credo che si debba promuovere la sicurezza sul lavoro, che dev’essere assicurata. Ma non penso che la violenza si possa combattere con la violenza".
Il ministro Schillaci ha parlato di fenomeno inaccettabile e ha promesso interventi. Che cosa vi aspettate dal Governo?
"Se il ministro imponesse a tutte le strutture di comunicare ogni episodio di violenza alla magistratura per l’avvio di un procedimento faremmo già un primo passo in avanti. Il secondo passo sarebbe quello di informare la cittadinanza che qualsiasi episodio di violenza è soggetto a un procedimento penale che potrebbe portare a 16 anni di carcere. Una campagna comunicativa così sarebbe sicuramente efficace. Telecamere e vigilantes? Ci sono già".
Lei ha minacciato anche uno sciopero per l’autunno. Per quali motivi?
"Per carità, non ho minacciato uno sciopero. Ho però detto che se non si provvede a dare un sufficiente finanziamento ai professionisti per impedire che se ne vadano, andremo incontro a una stagione di grande mobilitazione perché non credo che i sindacati possano accettare questa situazione. Quindici miliardi sono stati messi nel Pnrr per strutture e infrastrutture, ma non per i professionisti. Oggi abbiamo bisogno di risorse: ci mancano infermieri, medici, psicologi, ostetriche e così via. Le liste d’attesa si risolvono così: mettendo più gente a lavorare e pagandola adeguatamente".