Sabato 27 Luglio 2024
CHIARA CARAVELLI
Cronaca

I blitz di Ultima Generazione. Bloccarono la strada: pene ridotte: "Hanno agito per motivi morali"

Il giudice ha riconosciuto le attenuanti agli attivisti che a novembre fermarono la Tangenziale di Bologna. Da un anno a sei mesi. I tre ragazzi: "Non ci spaventano le condanne, hanno capito le nostre motivazioni".

I blitz di Ultima Generazione. Bloccarono la strada: pene ridotte: "Hanno agito per motivi morali"

I blitz di Ultima Generazione. Bloccarono la strada: pene ridotte: "Hanno agito per motivi morali"

Condannati sì, ma con il riconoscimento, oltre alle generiche, delle attenuanti "per aver agito per particolari motivi di ordine morale e sociale". È quanto deciso dalla gup Simona Siena per i tre attivisti – Ettore, Mida e Silvia – di Ultima Generazione arrestati lo scorso 2 novembre per aver bloccato la tangenziale di Bologna per circa un’ora in segno di protesta contro il cambiamento climatico. Le condanne a sei mesi in abbreviato (la richiesta del pm era di un anno) sono arrivate per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio (pena sospesa e non menzione), mentre i tre ambientalisti sono stati assolti dalle accuse di danneggiamento, manifestazione non autorizzata e inottemperanza al foglio di via. "Aspetteremo – così l’avvocato Elia De Caro, che insieme alla collega Mimma Barbarello difende i ragazzi – i 90 giorni delle motivazioni, ma tendenzialmente faremo appello per i due reati per i quali sono stati condannati. Diciamo che da un certo punto di vista siamo già soddisfatti, perché rispetto all’inizio la situazione è sicuramente cambiata, c’è stato un parziale riconoscimento delle ragioni degli imputati, non ultima la concessione dell’attenuante di aver agito per particolari motivi di ordine morale e sociale, e la concessione della pena sospesa con la non menzione, che smentiscono alcune impostazioni iniziali del quadro accusatorio".

Una sentenza che ha quindi punito quell’azione di disobbedienza civile, riconoscendone però la motivazione di fondo, ovvero la lotta contro l’immobilità della politica di fronte a un problema grave come quello del cambiamento climatico. Durante la protesta in tangenziale, due dei tre imputati si cementarono le mani all’asfalto con un collante a presa rapida: un gesto forte, che rese necessario anche l’intervento dei vigili del fuoco e degli operatori sanitari del 118. Il riconoscimento da parte della giudice del valore morale e sociale della manifestazione, non ha lasciato indifferenti gli attivisti.

"Oggi (ieri, ndr) hanno condannato noi tre – ha detto Silvia –, ma domani saremo in 100 o in mille a rifare la stessa azione. È molto importante che la giudice abbia riconosciuto le nostre motivazioni nobili rispetto all’atto compiuto. Era la cosa giusta da fare e io non sono affatto pentita. Non ci faremo spaventare dalla repressione. Siamo in uno stato di emergenza, climatica e sociale, ma le nostre istituzioni sono completamente scollate dalla realtà". Usciti dall’aula visibilmente emozionati, i ragazzi sono stati accolti da un presidio di solidarietà organizzato da altri membri di Ultima Generazione. Lunghi applausi e un abbraccio liberatorio per una decisione che in molti non si sarebbero aspettati.

"Non abbiate paura nel dire e fare cose scomode – ha continuato l’attivista, rimarcando il fatto che tornerà presto a fare altre azioni di disobbedienza civile – se pensate che tutto questo sia ingiusto, allora protestate con noi. Il conflitto sano serve al cambiamento". D’accordo con lei, ma più cauta sulla possibilità di tornare quanto prima a fare azioni di questo genere, anche Mida: "Vedremo cosa ci diranno gli avvocati – sottolinea – con la pena sospesa dovremo valutare. Abbiamo agito seguendo delle motivazioni profonde, che la stessa giudice ha riconosciuto, e questa per noi è una vittoria. Al di là della condanna, c’è il fatto che un’istituzione abbia riconosciuto il motivo della nostra azione".

Alle parole delle due ragazze, si sono aggiunte poco dopo anche quelle di Ettore: "Ritengo che il nostro agire sia assolutamente giusto. Se c’è una motivazione giusta per migliorare il mondo, per noi e per le giovani generazioni, è anche lecito fare qualcosa che normalmente non viene fatto, rispondendo al richiamo della propria coscienza. Vogliamo pensare al futuro, anche se questo significa infrangere le regole in certi momenti".