RESCALDINA (Milano)
"Ci furono crudeltà, efferatezza e premeditazione. Chiediamo l’ergastolo. Riteniamo che quella sia la pena adeguata: parlano i fatti". Non usa giri di parole il procuratore di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, dopo aver presentato ricorso in appello contro la condanna a 30 anni di Davide Fontana, il bancario e food blogger in carcere per l’omicidio della 26enne Carol Maltesi. "Ciò che avevamo da dire lo abbiamo scritto nel ricorso depositato", aggiunge Nocerino spiegando che il cardine dell’impugnazione verte sul riconoscimento delle aggravanti escluse in primo grado, in particolare quelle della crudeltà e della premeditazione: la vittima fu presa a martellate, sgozzata e il suo corpo fatto a pezzi e tenuto per quasi due mesi in un congelatore. In primo grado la Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio, presieduta da Giuseppe Fazio, condannò Fontana a 30 anni. I familiari si dissero indignati. E già in quel momento la Procura bustese aveva annunciato che avrebbe impugnato la sentenza.
Fontana uccise Maltesi nella sua abitazione di Rescaldina l’11 gennaio 2022. I due erano vicini di casa e avevano avuto una breve storia, poi interrotta dalla ragazza. La donna venne colpita con diverse martellate quindi sgozzata. Dopo averla uccisa Fontana infierì sul suo corpo conservandone i resti per quasi due mesi in un congelatore a pozzetto che comprò online dopo l’omicidio. Per tutto questo tempo, utilizzando il cellulare della ragazza, Fontana si sostituì a lei conversando con i familiari attraverso messaggi inviati persino al figlio della donna, di soli sei anni. Solo a fine marzo il bancario si liberò dei 15 sacchi che contenevano il corpo gettandoli in una discarica a cielo aperto nel bresciano. In aula durante il primo grado, Fontana ammise il delitto e si disse pentito chiedendo perdono per quanto fatto. Disse di aver sgozzato Carol quale "atto di pietà" dopo averla presa a martellate: "Vidi un movimento della gamba, forse. Credevo fosse morta ma la finii per non farla soffrire".
Il medico legale dell’accusa spiegò che la 26enne morì per dissanguamento in seguito al fendente alla gola: "Se Fontana avesse chiamato i soccorsi forse si sarebbe potuta salvare". Il decesso fu comunque rapido, anche per questo la Corte in primo grado ha escluso l’aggravante della crudeltà, intesa in senso giuridico, dato che Fontana non fece niente per prolungare la sofferenza. Per i giudici, l’uomo uccise perché incapace di accettare il distacco dalla 26enne decisa a trasferirsi nel Veronese dove il figlio vive con il padre. Decisione che la ragazza aveva comunicato a quello che credeva un amico già a novembre 2021. Lui disse di aver perso il controllo il giorno dell’omicidio sentendo una telefonata tra Carol e il padre di suo figlio nella quale pianificavano il trasferimento della ragazza in Veneto. Il 20 settembre la stessa Corte che l’ha condannato a 30 anni lo ha ammesso all’istituto della giustizia riparativa.