![La Cassazione ordina l’Appello bis per un sindacalista. La ex assistente di volo lo denunciò nel 2018 "Ora spero che i giudici diano una lettura differente rispetto al passato. Per quella storia persi il lavoro" . La Cassazione ordina l’Appello bis per un sindacalista. La ex assistente di volo lo denunciò nel 2018 "Ora spero che i giudici diano una lettura differente rispetto al passato. Per quella storia persi il lavoro" .](https://www.quotidiano.net/image-service/view/acePublic/alias/contentid/N2M4MzQyYWQtYWNmMS00/0/hostess-disse-no-dopo-20-secondi-assolto-per-gli-abusi-nuovo-processo-e-lei-lotto-anche-per-le-mie-figlie.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
La Cassazione ordina l’Appello bis per un sindacalista. La ex assistente di volo lo denunciò nel 2018 "Ora spero che i giudici diano una lettura differente rispetto al passato. Per quella storia persi il lavoro" .
Lo sconforto con cui aveva accolto le precedenti sentenze, che avevano assolto il sindacalista accusato di averla molestata, si è tramutato in gioia. "Non è una vittoria solo mia ma di tutte le donne, che hanno il diritto di sentirsi al sicuro sui luoghi di lavoro", afferma, con l’emozione che traspare dalla voce, l’ex assistente di volo Barbara D’Astolto, 48 anni. La Cassazione ha disposto infatti un nuovo processo d’appello a Milano, annullando l’assoluzione del sindacalista della Cisl che la donna aveva denunciato dopo un colloquio, nel 2018, legato a una vertenza all’aeroporto di Malpensa. Quei comportamenti dell’uomo durante l’incontro, per i pm abusi sessuali, secondo la Corte d’Appello di Milano, che lo scorso 24 giugno ha confermato la sentenza del Tribunale di Busto Arsizio, non sono stati tali "da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta". Una condotta che, secondo i giudici, "non ha vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale", ossia "20-30 secondi", che "le avrebbe consentito anche di potersi dileguare". Motivazioni, accolte da una raffica di polemiche, in seguito impugnate dal sostituto pg di Milano Angelo Renna davanti alla Suprema Corte che ieri, accogliendo la richiesta del sostituto pg della Cassazione, ha annullato la sentenza rinviando gli atti alla Corte d’Appello di Milano. Tutto da rifare, quindi, e il caso approderà davanti a nuovi giudici milanesi.
D’Astolto, se lo aspettava?
"Non me lo aspettavo, è un risultato per niente scontato viste le due assoluzioni precedenti. Sicuramente sono soddisfatta perché finalmente abbiamo trovato ascolto. La giustizia si è fatta attendere, ma ne è valsa la pena. Ringrazio le persone che mi hanno dato la forza di andare avanti: la mia famiglia, le testimoni, la mia avvocata Teresa Manenti e l’associazione Differenza Donna. L’opinione pubblica è sempre stata dalla nostra parte".
Che cosa succederà adesso?
"Leggeremo le motivazioni della Cassazione, ma in ogni caso dovrà essere rifatto il processo d’appello, con la speranza che i giudici diano una lettura dei fatti differente rispetto al passato. Non è una battaglia solo mia, di tutte le donne che subiscono molestie e abusi sessuali e devono poter confidare nella giustizia".
Che cosa si sentirebbe di dire al sindacalista?
"Non avrei nulla da dirgli. Piuttosto ho chiesto più volte di poter incontrare la Cisl, senza ottenere mai risposte. Mi ha stupito il silenzio del sindacato, su un tema così importante e delicato. Adesso, alla luce della decisione della Cassazione, potrebbero intervenire".
Lei ha due figlie minorenni. È una battaglia anche per il loro futuro?
"Non ho ancora raccontato loro quello che è successo, e quando saranno più grandi gliene parlerò. Sicuramente ho deciso di andare avanti con questa battaglia, esponendomi pubblicamente, anche per il loro futuro di donne che andranno a lavorare e avranno il diritto di sentirsi al sicuro. Le aggressioni sessuali avvengono in ambiti talmente disparati che non saprei come fare per metterle in guardia: io mi trovavo in un luogo protetto, nella saletta sindacale dell’aeroporto, e mi sono trovata con le mani addosso".
Quali ripercussioni ha avuto sulla sua vita privata la scelta di denunciare?
"In primo luogo ho perso il lavoro, mi sono dovuta licenziare, sono stata trattata come una mitomane. Per fortuna avevo un piano B e adesso, grazie al mio titolo di studio, insegno alla scuola primaria. Da quando è emerso il mio caso mi stanno scrivendo tantissime donne, accomunate dal fatto che le loro denunce anche riguardo a episodi molto più gravi del mio sono state trattate con leggerezza. Io non sono una mosca bianca, siamo in tante ad essere vittime di un sistema che colpevolizza le vittime e assolve i carnefici".
Dopo la delusione delle due assoluzioni, è tornata ad aver fiducia nella giustizia?
"Vedremo come andrà il nuovo processo d’appello, ma a Roma abbiamo trovato magistrati capaci di fare giustizia. Pensavo che con il primo grado si fosse toccato il fondo, invece nel primo processo d’appello sono andati oltre. Nelle motivazioni hanno aggiunto il fatto che la corporatura del sindacalista non era tale da incutere timore, come se la pericolosità di una persona si possa giudicare dalla stazza. Sono considerazioni che fanno cadere le braccia. Ascoltare in aula l’avvocato di lui mi ha provocato un misto di indignazione, rabbia e tanto sconforto. Per fortuna dalla Cassazione è arrivato un segnale importante: nessuno deve mettere le mani addosso a una donna".