Tubinga, 6 aprile 2021 - Il dissenso cattolico perde la sua voce più rappresentativa. Il teologo svizzero Hans Kung, grande avversario dei papi Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger, si è spento a 93 anni nella sua casa di Tubinga, in Germania, dopo un lungo braccio di ferro col Parkinson. Polemista di razza, in vita non ha lesinato dubbi sul dogma dell'Immacolata concezione e ha contestato frontalmente quello sull'infallibilità pontificia. Celebri i suoi bestseller Essere cristiani (1976) e Dio esiste? (1978). Testi che hanno fatto conoscere al grande pubblico un intellettuale dal respiro ecumenico e aperto al dialogo con le religioni non cristiane, debitore sin da giovane della lezione del calvinista Karl Barth sulla salvezza per fede dell'uomo.
L'ultima battaglia per la riforma della Chiesa Kung l'ha condotta sul versante dell'eutanasia. Convinto che “Dio vuole avere nell'uomo, fatto a sua immagine, un partner libero e responsabile“, considerava legittima la possibilità di adire alla dolce morte, qualora la vita, protratta solo dalle macchine, perdesse anche l'ultimo scampolo di dignità. Riteneva questo diritto l'atto estremo della presa in carico di sé richiesta da Dio a ogni uomo. In un libro fortemente autobiografico, La dignità della morte (2007), nel quale tra l'altro raccontava del calvario del fratello stroncato da un tumore al cervello, si era detto pronto a sottoporsi all’eutanasia nel caso in cui il Parkinson avesse compromesso del tutto la sua vita. Per queste posizioni innovative era stato contestato all'interno della stessa Chiesa cattolica.
.Il destino ha voluto che la patologia di cui soffriva Kung fosse la stessa che uccise anche Giovanni Paolo II. Del santo polacco è stato un instancabile detrattore. Soprattutto gli ha rimproverato la politica interna: mentre all'esterno Wojtyla pretese da tutto il mondo conversione, riforma e dialogo, sosteneva il pensatore elvetico, nelle dinamiche intraecclesiali ha tradito il Concilio Vaticano II (1962-1965), rilanciando il centralismo romano, impedendo il dibattito fra le diverse anime della Chiesa e soffocando le voci di dissenso. Prima fra tutte quella dello stesso Kung che nel 2005 si schiererà contro la canonizzazione lampo di Giovanni Paolo II.
Nominato a Tubinga nel 1960 professore ordinario alla Facoltà di teologia cattolica, dopo l'ordinazione sacerdotale in San Pietro nel '54 e il perfezionamento degli studi a Parigi con un dottorato su Barth, nel 1979 gli venne revocata la missio canonica. In pratica, ufficialmente non era più un teologo cattolico. Fatale era stata la pubblicazione del volume Infallibile? (1970) in cui Kung negava il dogma dell’infallibilità pontificia, proclamato un secolo precedente dal Vaticano I. Per la verità l'ex Sant'Uffizio aveva già iniziato a 'interessarsi' alla sua produzione nel '57, quando il teologo scrisse il suo primo tomo, La giustificazione, un contributo a quel dialogo ecumenico che lo ha visto in prima fila lungo tutta l'esistenza. E così è stato anche nel campo del confronto fra le diverse religioni. Lo prova il fatto che nel 1993 Kung istituì la Fondazione per l'etica mondiale, un ente impegnato nella ricerca di punti in comune tra le diverse fedi, nella prospettiva del conseguimento e della difesa della pace, a partire da quella fra i credenti.
Con Joseph Ratzinger, successore di Wojtyla sul soglio petrino, i rapporti sono stati altalenanti. Entrambi periti al Vaticano II, fu Kung a convincere l’ateneo di Tubinga a conferire la cattedra di Teologia dogmatica al futuro Benedetto XVI. Il legame amicale fra i due si lacererà nel 1969, complice la presa di distanza di Ratzinger dal fronte liberal. Da quel momento sarà scontro aperto. Il pensatore svizzero attaccherà il collega bavarese per il suo ruolo di 'grande inquisitore' al vertice dell’ex Sant'Uffizio e per la gestione, da prefetto come da Papa, dello scandalo pedofilia. Soprattutto gli riserverà aspre critiche per aver firmato la dichiarazione Dominus Jesus (2000) sull’unicità salvifica di Gesù e della Chiesa cattolica. Dal canto suo, nonostante abbia concesso all’ex sodale un’inattesa udienza nel 2005, poco dopo essere stato eletto Pontefice, Ratzinger ridimensionerà in più occasioni la portata del lavoro del collega.
Ben diverso è stato il rapporto con papa Francesco. Cordialità e rispetto sono state le parole d'ordine al punto che si è anche vociferato negli ultimi anni di una possibile riabilitazione del prete svizzero. Mai avvenuta, per la verità. Probabilmente a causa della sua ricerca senza compromessi che gli ha attirato avversioni sia dentro la Curia, sia in ampi settori di una Chiesa cattolica in cui Kung ha deciso comunque di restare fino all'ultimo respiro.