Sabato 28 Dicembre 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Cronaca

Guido Crosetto: "No a Tajani premier. Meloni non è fascista. Fa paura perché libera"

Uno dei fondatori di Fratelli d’Italia è netto sulla questione premiership: "Non decide il Ppe chi fa il presidente del consiglio in Italia. La verità è che certi ambienti non vogliono Giorgia: non è ricattabile"

Guido Crosetto e Giorgia Meloni

Roma, 25 luglio 2022 - Guido Crosetto è "il gigante buono" che tutti considerano amico personale di Giorgia Meloni. Crosetto, imprenditore, di Cuneo, una lunga militanza Dc, poi FI, ha fondato FdI con Meloni e la Russa, poi s’è dimesso da parlamentare e guida l’associazione delle imprese italiane aerospazio. "Quello che dico impegna solo me stesso", dice.

Onorevole Crosetto, partiamo da Giorgia Meloni. Secondo lei è ancora fascista? O solo ‘post’?

"I fascisti ci sono, e tanti, ma al potere. Un’intera classe dirigente che ha occupato il Paese da decenni e non vuole mollarlo. Specie a persone non controllabili come Meloni che vanno fatti fuori, distrutti in ogni modo. Giorgia fa paura: è libera, non ricattabile, non deve nulla a nessuno".

Ma lei ha mai sentito puzza di ‘fogna’, in FdI?

"Ma scherza?! La fogna è altrove! Ritornano i fascisti nel 2022?! Almirante, che era un fascista vero, godeva del rispetto di tutti, dalla Dc al Pci. Meloni era una ragazzina alla svolta di Fiuggi: deve giustificarsi? Segnalo che, in Europa, FdI sta nei Conservatori e la Meloni presiede il partito. Non sta con la Le Pen come qualcuno vorrebbe poter dire. Orban, fino a due anni fa, era nel Ppe. La posizione sulla guerra e sulla Russia dei Conservatori è stata la più dura di tutti i gruppi. La posizione di lealtà alla Nato è chiarissima. Altri leader e partiti guardavano a Russia e Cina".

Il Ppe punta a Tajani premier del centrodestra…

"Non è il Ppe che decide chi fa il premier in Italia. Deve essere il migliore della coalizione vincente alle urne. Personalmente penso che Tajani premier non sia in agenda. Il premier non si impone dall’esterno, lo scelgono i cittadini".

Centrosinistra e centro lanciano l’agenda Draghi.

"Il mantra mainstream dell’informazione e dei Poteri forti pompa molto il centro, ma è diviso tra troppi nomi e sarà alleato al Pd, cioè alla sinistra. Non esiste un’agenda Draghi, ma un elenco di cose da fare: non è proprietà di alcuni, ma di tutti. Alcune cose sono doverose, altre no. Comunque solo il gruppo parlamentare di FdI ha detto a Draghi: cosa serve fare per non perdere soldi del Pnrr? Noi ci siamo. Il solo leader che ha avuto, verso Draghi, serietà e responsabilità, è Meloni".

Farete una manovra economica ‘sfascia-conti’?

"Meloni si rende perfettamente conto della drammatica situazione economica. L’inflazione. La crisi energetica. Il carovita. Le bollette. L’Italia non può perdere credibilità: deve piazzare i titoli di Stato e attirare investimenti esteri. Meloni non è una sprovveduta e non brinda già all’idea di diventare premier, ma si preoccupa del peso delle responsabilità che si troverà davanti, da leader di un grande partito. Deciderà chi è all’altezza della sfida, dentro e fuori FdI. Serviranno politici e tecnici di grande qualità".

Cioè non "Pippo, Pluto e Paperino"?

"Giorgia pensa al futuro del Paese. Non si sente obbligata da nessuno, neppure dai suoi dirigenti. Nomi di persone di spessore ce ne sono. Dai grand commis ad alti burocrati della Pa, ad di società private, nomi oggi in board all’estero. E anche nei partiti, ci sono grandi italiani".

Ma il centrodestra, oltre a vincere, resterà unito?

"Nessuno obbliga nessuno a stare insieme e non si possono rimandare a dopo la vittoria elettorale, se ci sarà, tutte le questioni aperte. Se Giorgia me lo chiedesse le direi: se dovete rompere subito dopo il voto, meglio farlo prima e andare da soli. Il tema non sono i collegi da dividere, ma avere un programma comune. Il nome del premier? Lo dice Salvini: sarà scelto tra chi prende più voti".

E se il centrodestra propone il buon Tajani?

"Io, personalmente, preferirei altri. Con tutto il rispetto, può andare agli Esteri, fare il presidente della Camera o Senato, non il premier. Non è questione di intelligenza, ma di predisposizione".

Berlusconi a presiedere il Senato ce lo vede?

"L’età è quella che è, non è più il Silvio di un tempo, ma la struttura del Senato lo aiuterebbe".

E Salvini al Viminale?

"Basta, pietà! Mica li deciderò io, i ministri!".

Crosetto, e lei? C’è chi la vede bene premier…

"Non penso nemmeno di candidarmi, si figuri il ministro. Se Giorgia ne avrà bisogno di una mano, da amico, gliela darò come sempre. Stop".

Dovendo scommettere un euro: chi vince?

"Se il centrodestra esistesse e fosse compatto, direi il centrodestra, ma oggi c’è il rischio di un centrodestra diviso e, dunque, di un pareggio. Del resto, vincere per non saper governare o rompere dopo tre mesi non serve né a Meloni né al Paese".