Milano – Il titolare del cinema Eros aveva già testimoniato nel 1987 spiegando di aver riconosciuto Marco Furlan come la persona che “una quindicina di giorni prima dell’incendio” aveva “acquistato i biglietti anche per altri due giovani che lo accompagnavano”. E uno spettatore, il giorno della strage, aveva notato tre persone muoversi nel locale e deporre qualcosa in fondo alla sala a Milano, al civico 101 di viale Monza.
Per il rogo nel cinema a luci rosse che il 14 maggio 1983 provocò la morte di sei persone, una delle azioni del gruppo Ludwig, sono stati condannati Wolfgang Abel, morto a fine ottobre in Veneto, e Marco Furlan, uscito dal carcere nel 2008 con l’affidamento ai servizi sociali. Ma quel terzo uomo, descritto come “basso e tarchiato”, è sempre rimasto nell’ombra, così come il possibile coinvolgimento di una rete di estremisti neonazisti o sette esoteriche. Una strage dimenticata, avvenuta durante la proiezione del film ‘Lyla profumo di femmina’, sulla quale la Procura di Milano cercherà di fare luce. I pm Leonardo Lesti e Francesca Crupi hanno riaperto infatti le indagini, con un fascicolo a carico di ignoti, per accertamenti sulla rete veneta anche sulla base di elementi emersi nel nuovo processo sulla strage di piazza della Loggia a Brescia.
Sui morti del cinema Eros per decenni è caduto l’oblio. Fino a quando, in occasione del quarantennale, il Comune ha commemorato le vittime con una targa “per non dimenticare gli effetti delle teorie della superiorità morale”. Cinque spettatori rimasero intrappolati tra le fiamme. La sesta vittima, il medico Livio Ceresoli, che passava per strada e si era precipitato a prestare soccorso. “Dalle indagini degli ultimi anni sulle stragi di piazza Fontana e di piazza della Loggia, che hanno toccato l’intera storia dell’eversione di estrema destra, è emerso, grazie anche a testimonianze dall’interno di quel mondo, che Ludwig non era una’coppia’ costituita solo da Abel e Furlan. Era invece un gruppo consistente, radicato a Verona, erede della struttura di Ordine Nuovo”, ricorda l’ex magistrato Guido Salvini.
Abel, tornato libero nel 2016 dopo aver scontato 32 anni, si è sempre professato innocente. Furlan, come emerge da un verbale del 1996, rispose alle domande dell’allora giudice istruttore Salvini dichiarando di “non aver mai svolto attività politica a Verona”, di aver “visitato qualche volta Milano solo per scopi turistici”, di non conoscere le persone citate dal magistrato, tra cui Marco Toffaloni e Giampaolo Stimamiglio, esponente di Ordine Nuovo, il colonnello Amos Spiazzi. Nel 2018 Furlan ha abbracciato papa Francesco, e ha chiesto perdono per i suoi crimini.