
Gigi Riva e Graziano Mesina. Rombo di tuono era il mito dell'ex primula rossa sarda
Roma, 12 aprile 2025 – Scriveva in stampatello, scriveva lettere a Gigi Riva. Che era il suo mito e di una Sardegna che sognava a occhi aperti: il Cagliari che faceva tremare le grandi del Nord, l’allenatore filosofo Scopigno che avrebbe portato i rossoblù verso uno scudetto che sembrava impensabile, arrivato nel 1970. Graziano Mesina sul finire degli anni sessanta si camuffava tra il pubblico dello stadio per andare a vedere i gol di Riva. Sul biglietto in stampatello era scritto così: “Domenica vengo a vedere la partita. Vinciamo, forza Paris”. Paris, come raccontò poi Rombo di Tuono, non era Parigi. “In dialetto – disse Riva – era ’avanti tutti insieme’”.
Lui, il bomber che disse no alla Juventus e ai suoi miliardi, per restare fedele al Cagliari e alla Sardegna, era sicuro di aver intravisto il bandito, la primula rossa – che tutti cercavano – tra il pubblico. “Dietro le panchine – disse sempre Riva – mi era sembrato di vederlo più volte, con la barba, sempre immobile”. Dicono che si travestiva perfino da frate per entrare allo stadio, senza dare nell’occhio.
Un giorno Riva si ritrovò Mesina sui sedili posteriori della sua automobile. Era lì per chiedergli di restare a Cagliari. Non c’era bisogno, Gigi aveva deciso. Così come Fabrizio De André che visse e cantò anche il dolore del sequestro nel Supramonte (il regno di Mesina), altro amico di Riva, aveva scelto la Sardegna. Era diventato un sardo. Li capiva meglio lui, anche se arrivava dal Continente. E i banditi – Mesina compreso – sfidavano l’arresto per andare a vedere quel Cagliari.
“Ho sempre condannato i suoi delitti, ma Grazianeddu era anche l’espressione di un mondo povero – disse Gigi Riva in un’intervista al nostro giornale – di un’isola dove si faceva la fame. Ecco perché intorno a quei banditi è nato un alone romantico. A modo loro rivendicavano attenzione per la Sardegna, ne invocavano il progresso, la crescita, la modernizzazione. Tutte cose che poi sono arrivate con il tempo”.
Il giorno del primo e unico scudetto della squadra sarda, la radiocronaca di Sandro Ciotti è un’immagine plastica dell’isola, di quella stagione convulsa, difficile, aspra, fatta di leggi speciali, ma anche romantica: “Sono stati arrestati due latitanti che volevano gli autografi dei calciatori del Cagliari, ma che erano riusciti a ottenere solo quelli di Martiradonna e Cera. Per quello di Riva – aggiunse Ciotti sempre in diretta – dovranno aspettare quando avranno scontato gli anni di carcere”.