Roma, 7 marzo 2024 – "Voglio i nomi dei mandanti". Così il presidente della Figc, Gabriele Gravina, a proposito dell'inchiesta romana che lo vede accusato di antiriciclaggio. ''Mi sono dovuto far indagare per potermi difendere contro il secondo dossieraggio, che sono le falsità di qualcuno che si diverte con veline anonime e immagino che la fonte sia sempre la stessa'', dice a margine di un incontro con gli arbitri.
"Io ho esibito documenti ufficiali con data certa", aggiunge il numero della Federazione gioco calcio che ha messo a disposizione degli inquirenti una memoria con una serie di atti tra cui figurano anche documenti bancari. "Tutto ha avuto risposte e riscontro. Ho chiesto l'accertamento della verità. Se ci sono responsabilità voglio capire oltre chi ha predisposto il dossieraggio e anche i nomi dei mandanti". "I magistrati nemmeno ieri mi hanno rivolto accuse", ribadisce.
"A livello personale c'è amarezza – continua Gravina –. Mi dispiace, quando rivesti un ruolo istituzionale e ti colpiscono a livello personale poi soffri. Soffro per la mia persona fisica. Venendo attaccato sul piano della credibilità questo mette in difficoltà il sistema che qualcuno cerca di minare". Gravina però è convinto che questa vicenda lo renderà più forte, perché "in tutta l'attività di dossieraggio che sta emergendo sono e sono stato la parte lesa".
Per quanto riguarda il futuro dell'indagine resta aperta la questione della competenza territoriale: a breve i pm valuteranno se tenere il fascicolo o inviarlo a Milano, dove è avvenuto l'acquisto di un appartamento da parte di Gravina, o alla procura di Firenze, città dove ha sede la Lega Pro. Oggetto del procedimento, infatti, sono presunti illeciti legati ai diritti televisivi della lega calcistica minore.