ROMA
Stavolta a farne le spese è stato l’immunologo Francesco Le Foche, 66 anni, molto noto anche per i suoi interventi in tv e sui giornali durante il Covid. Giovedì pomeriggio verso le 18 Le Foche si trovava nel suo studio in via Po, nel quartiere Salario, a Roma, e ha ricevuto per una visita un suo paziente di 36 anni, Renato M. che è arrivato accompagnato dalla madre ottantenne.
Sembrava una visita come tante altre ma ben presto il paziente ha accusato il dottor Le Foche di aver sbagliato diagnosi e terapia per una infezione alla spina dorsale, probabilmente ha chiesto una particolare terapia di sua fiducia e ricevuto un no dalle urla è passato alle vie di fatto. Prima ha preso dalla scrivania un fermacarte in pietra e l’ha lanciato contro il medico, prendendolo in piena faccia, e poi l’ha aggredito a pugni, gettandolo a terra. Era una furia.
Non pago ha preso a tempestarlo di calci anche in piena faccia. Stava trascinandolo fuori dalla stanza quando sono intervenuti la segretaria, un altro medico e altri pazienti che erano nello studio e l’energumeno è fuggito. ma per poco. L’aggressore, già pregiudicato per detenzione abusiva di armi, furto, ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale (la presenza di problemi psichici non è per ora confermata), è stato arrestato a poca distanza dallo studio con l’accusa di tentato omicidio dagli agenti del commissariato Villa Glori e del Reparto Volanti della Questura. L’uomo è stato poi portato a piazzale Clodio, dove ieri il magistrato ha disposto il trasferimento in carcere a Regina Coeli. Gli inquirenti stanno comunque continuando a scavare nel passato dell’uomo.
Le Foche, primario del reparto di immunologia dell’Umberto I di Roma, è stato trasportato nello stesso policlinico in codice rosso. Ii sanitari del pronto soccorso che lo hanno ricoverato in prognosi riservata, hanno riscontrato un trauma cranico-facciale e la fratture del setto nasale e del pavimento orbitario sinistro. Il primario è ricoverato nel reparto di chirurgia maxillofacciale ed "è in condizioni critiche ma non in pericolo di vita" e sarà operato oggi nel reparto del professor Valentino Valentini.
ll ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha espresso solidarietà all’immunologo. "L’episodio di violenza – ha affermato il ministro – lascia sconcertati e basiti. In quest’anno abbiamo previsto misure importanti dirette a presidiare la sicurezza degli operatori sanitari che lavorano nelle strutture del SSN. Ma è evidente che dobbiamo lavorare per promuovere un cambiamento culturale". Mentre i sindacati dei medici hanno chiesto interventi concreti anche perché il fenomeno è ormai endemico. Solo a Roma sono 74 le aggressioni nel 2023, +60% rispetto al 2022. Ed è così in tutto il Paese, con situazioni particolarmente critiche per gli operatori dei pronto soccorsi e dei servizi psichiatrici.
Per questi ultimi, c’è il problema irrisolto delle Rems, le residenze che dal 2012 avrebbero dovuto accogliere i pazienti ’critici“ che prima andavano negli ospedali psichiatrici giudiziari. Nel 2021 c’era infatti una lista d’attesa tra 650 e 750 persone, con tempi medi d’attesa di 10 mesi. "Il sistema – disse una sentenza del gennaio 2022 della Corte Costituzionale – non tutela in modo efficace né i diritti fondamentali delle potenziali vittime di aggressioni, che il soggetto affetto da patologie psichiche potrebbe nuovamente realizzare, né il diritto alla salute del malato" e chiese al legislatore di procedere "senza indugio", a una complessiva riforma di sistema. Ma da allora tutto tace. L’indugio prosegue. Fino al prossimo morto, probabilmente.
Alessandro Farruggia