Bologna, 20 agosto 2023 - Il granchio blu è una specie ittica relativamente nuova. Anche se in realtà è nelle nostre acque da almeno 90 anni e a portarlo è stato l’uomo. Ad aiutare la sua colonizzazione il cambiamento climatico e, quindi, anche le recenti alluvioni possono aver creato terreno prolifico per la sua espansione. In che modo? Ne abbiamo parlato con Francesco Martinelli, 35 anni di Sant’ Angelo in Vado (PU), laureato in scienze naturali ad Urbino con magistrale a Bologna e un master in giornalismo scientifico a Ferrara. Dallo scorso anno con la National Geographic Explorer Elisabetta Zavoli, fotografa di Rimini, segue un progetto di National Geographic per raccontare e documentare la sua diffusione nel Mediterraneo Orientale. Prime tappe in Grecia e Italia, mentre a settembre si sposteranno in Croazia.
Il granchio blu quando arriva nelle nostre acque?
“Già negli anni Trenta del Novecento in Grecia alcuni esemplari sono stati avvistati ed è proprio da lì che siamo partiti, parlando con i pescatori più anziani. Le prime documentazioni però sono degli anni Quaranta. Invece da sempre originario dell’Oceano Atlantico, in particolare della Florida e Maryland fino al centro America”.
Ma come ci è arrivato qua?
“L’ipotesi più probabile è che sia stato trasportato con le acque di zavorra delle grandi navi mercantili e turistiche. Una pratica diffusa da sempre, praticamente le imbarcazioni fanno entrare dell’acqua per bilanciare il peso e questa viene rilasciata o ricaricata a fine tratta. Ma anche durante il tragitto. Questo stoccaggio può contenere uova, larve o piccoli esemplari. È così che molte specie aliene arrivano da noi, solitamente. In molti casi non sopravvivono al viaggio o al luogo dove sbarcano perché non trovano una situazione favorevole”.
Ma allora perché se ne parla solo ora?
“Per tanti anni è rimasto lì, confinato. Nei primi anni le nuove popolazioni hanno una fase di crescita più lenta e poi, piano piano, si arriva al picco. Dipende molto dal tipo di essere vivente”.
In Italia quando è arrivato?
“Molto più tardi, nei primi anni Duemila, tra il 2005 ed il 2008. I dati sono parziali perché è tutto in divenire. La crescita è stata molto lenta ed i primi esemplari sono stati registrati in sud Italia, a Lesina (Foggia) e poi nel Delta del Po”.
Come mai in queste due aree?
“Perché ha bisogno dell’apporto di acqua dolce e quindi deve stare in prossimità dei fiumi. Ecco perché si è trovato benissimo. Il suo radicarsi e crescere in certe zone diventa impattante per l’ecosistema e le attività umane, come la pesca e l’allevamento di vongole e cozze”.
Che tipo di specie è?
“E’ un crostaceo molto grande e ben corazzato. Con delle chele molto taglienti e forti che non di fermano davanti a reti o gusci. Il suo nome latino è Callinectes sapidus, quindi ‘nuotatore saporito’.
Nuotatore?
“Sì, nuota molto bene perché nell’ultimo paio di zampe posteriori ha di fatto due pinne che gli permettono di essere molto agile. Sapidus, ovvero saporito se viene mangiato. In America viene commercializzato da sempre. La polpa è meno forte come gusto. Inoltre le striature blu, date da un pigmento, con la cottura spariscono e diventa rosso”.
Veneto ed Emilia Romagna stanno vivendo mesi duri con questa nuova specie che minaccia gli allevamenti. Come mai proprio ora?
“Gli ultimi sei mesi sono stati difficili essendo l’economia in buona parte sull’allevamento di molluschi. E’ possibile che il grande apporto di acque dolci dei recenti alluvioni abbia dato una mano. Poi l'innalzamento delle temperature, dato dal cambiamento climatico, riduce i mesi veramente freddi in cui ha minore attività. Quindi vitale è quasi sempre vigile. Mangia, si riproduce e crescere per più mesi rispetto alla normalità. Un mix di fattori che ha portato ad una situazione non ordinaria e non si tornerà indietro. Si potrà limitare”.
Come?
“Lo si sta cercando di fare con l’incremento della pesca ma come ci dicono gli esperti non risolverà la cosa. Questo ci fa vedere quanto può essere impattante l’attività dell’uomo, novanta anni dopo stiamo vedendo i risultati”.
Ora anche da noi lo si trova in vendita.
“Sì, in alcune zone dove prima c’erano cozze e vongole ora alle aste si stanno battendo partite di granchi blu. Molti pescatori e allevatori hanno convertito la loro attività proprio su questa specie, almeno nel Delta del Po’ ma non solo lì. Tra dicembre 2022 e aprile 2023 a Goro (Ferrara) abbiamo visto proprio queste differenze. Anche in Romagna c’è chi ha creato start up per venderlo. Noi a settembre riprendiamo le nostre attività”.