Sabato 15 Marzo 2025
DAVID ALLEGRANTI
Politica

Gori (Pd) ha votato sì al riarmo Ue. "È mancato confronto. Male: il tema è serio"

L’ex primo cittadino di Bergamo: scelta in linea con il resto di S&D

Gori (Pd) ha votato sì al riarmo Ue. "È mancato confronto. Male: il tema è serio"

Bergamo, 15 marzo 2025 – Giorgio Gori, lei è tra i dieci europarlamentari del Pd che hanno votato a favore della risoluzione al piano di Ursula von der Leyen. Il Pd, quasi da tradizione, si è spaccato.

"Avrei auspicato il voto favorevole di tutti. Avremmo evitato di trovarci in una posizione debole tra i socialisti europei, che ha votato in massa la risoluzione, che peraltro non ha come oggetto solo il piano von der Leyen. Dentro ci abbiamo messo molto del nostro, evidenziando temi che a noi stanno a cuore, come il superamento della frammentazione che oggi caratterizza i sistemi di difesa europea, in vista di una maggiore convergenza. Il piano è un punto di partenza, non di arrivo".

Insomma non è perfetto.

Gori ha votato sì: "È mancato confronto. Male: il tema è serio"
Giorgio Gori, 64 anni, parlamentare europeo col Pd,. giornalista e produttore tv, è stato sindaco di Bergamo per dieci anni

"No, anche se noi pensiamo che la cornice politica sia quella giusta. E lo pensano non solo i socialisti ma anche il Ppe: tutti a favore dell’indirizzo degli investimenti nella direzione più corretta ed efficace, per evitare sprechi di denaro e ottimizzare le risorse comuni. Ciò detto, siamo oggi costretti a occuparci di questi temi e lo avremmo evitato volentieri. Ma non possiamo tenere conto di due fatti nuovi".

Quali?

"Abbiamo nello scacchiere geopolitico un attore, la Russia di Vladimir Putin, particolarmente aggressivo nella sua espressione di potenza nei confronti anzitutto dei Paesi più vicini. Dall’altra parte, per la prima volta, dopo 80 anni, coloro che ci hanno garantito sicurezza e protezione, attraverso la Nato e non solo, cioè gli Stati Uniti, non sono più con Donald Trump una sponda del tutto affidabile. Il piano dunque era perfetto? No. Era possibile non votare a favore? No. Ma non si può pensare di fare la pace con le bandiere arcobaleno, serve deterrenza. E lo dice uno che a Bergamo ha tenuto per anni la scritta ‘pace’ sulla facciata del Comune".

E come valuta l’astensione?

"Non amo fare una caricatura di chi ha opinioni diverse dalle mie. Quindi da parte dei colleghi che si sono astenuti o della segreteria del Pd non c’è un atteggiamento stupidamente pacifista, irresponsabile o tanto meno filo putiniano. Sono altri i filo putiniani del Parlamento Ue e di quello italiano".

Elly Schlein, stando alle ricostruzioni, all’inizio era orientata per il no.

"Non ho avuto possibilità di parlare con la segretaria nei giorni scorsi; sarebbe però stato interessante avere un confronto diretto con la delegazione, prima di assumere una posizione impegnativa da parte della segreteria nazionale su un tema europeo. Non è avvenuto, anche se non sono mancati i confronti per interposta persona".

Nel Pd manca il confronto?

"Credo di sì. Penso che una discussione su temi del genere debba essere avviata in modo serio, approfondito, non superficiale. Non può essere solo un passaggio della relazione della segretaria in occasione di una direzione nazionale. Di fronte a sconvolgimenti così rilevanti del quadro internazionale, in cui va affermata un’identità del partito che tenga conto dei cambiamenti e che è decisiva per potersi credibilmente proporre come forza di governo, c’è bisogno di parlare a lungo, di studiare, di raccordarsi con le altre famiglie democratiche europee. Altrimenti noi, che pure siamo la prima delegazione del parlamento europeo in termini di numeri - siamo 21 - rischiamo di non avere peso politico".