Roma, 12 gennaio 2020 - Google Maps ci spia. Sa tutto dei nostri spostamenti, li traccia, li archivia. E gli italiani temono per la loro privacy. Ma non fanno nulla in concreto per tutelare i propri dati. L’inchiesta pubblicata da Qn nei giorni scorsi ha svelato una situazione di cui molti non erano a conoscenza. La timeline di Google Maps è come un Grande Fratello. L’arma per difendersi c’è: disattivare la geolocalizzazione. Ma pochi lo fanno, anche se temono effettivamente di essere spiati.
Ecco, il fenomeno è molto serio e riguarda anche un comportamento paradossale degli italiani: da una parte c’è l’inconsapevolezza di essere spiati ma contemporaneamente gli stessi italiani ammettono di avere la percezione di poter essere spiati. Parlano di "indizi precisi", ma non assumono quei comportamenti cauti che possono evitare i rischi. Diciamo che nessuno decide di non usare il cellulare per la paura di essere spiato...
Tuttavia, sono i numeri dell’ultima rivelazione di Noto Sondaggi a dire con chiarezza che il problema c’è ed è anche piuttosto preoccupante. Infatti il 74% degli intervistati ammette di aver usato almeno una volta Google Maps. Ma chi lo usa, lo fa inconsapevole (l’82%) del fatto che quella piattaforma possa archiviare i dati sugli spostamenti. Nessuno pensa che Google sia un ‘ricattatore’ e dunque tende a non preoccuparsi molto dell’utilizzo di quei dati.
E a tal proposito, va sottolineato che solo il 18% degli intervistati sostiene di aver ricevuto il messaggio che comunica l’archivio degli spostamenti. Molti ammettono però di essersi resi conto di essere più o meno mappati grazie ad altri segnali, a partire dai suggerimenti rapidi che il motore di ricerca dà quando si digita un nome o una località.
Tutto ciò ci ha portati ad analizzare la percezione che gli italiani hanno della privacy e della sua tutela. Ben il 92% è convinto che la sua privacy sia a rischio e il 91% preme perché lo Stato faccia di più per tutelarla, dato che i grandi gruppi del web fanno sostanzialmente quello che vogliono (e il 68% dice di non fidarsi appunto di loro.
Quando naviga in Rete, il 55% pensa di essere spiato, ma ci si limita sostanzialmente a prendersela con i colossi online senza però fare nulla in concreto. Così come il 48% pensa che siano controllate le sue conversazioni davanti al microfono del telefono. E molti ammettono stupiti: spesso si pronunciano determinate parole, e poco dopo ci si ritrova sui social, come Facebook, una pubblicità ad hoc legata proprio a quelle parole.
Data di realizzazione del sondaggio 11/1/2020. Committente: Quotidiano nazionale. Estensione territoriale: Naziionale. Panel Omnibus rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne. Tecnica della somministrazione delle interviste: tempo reale. Consistenza numerica mille. Rispondenti (in %) 91%.