Orsi da abbattere, orsi da tutelare. Il dibattito è diventato rovente in questi giorni in Trentino-Alto Adige, ma in generale in un po’ tutto l’arco alpino dove gli avvistamenti dei plantigradi sono sempre più numerosi, dopo la terribile morte del 26enne runner Andrea Papi, avvenuta lo scorso 5 aprile in un bosco della Val di Sole, in località Caldes, aggredito e ucciso da un orso (Jj4 la sigla dell’animale). E mentre si dibatte, con la fazione di chi vorrebbe l’abbattimento dell’orso responsabile dell’aggressione da una parte e quella di chi invece "difende" il plantigrado, dicendo che è l’uomo che viola il suo habitat naturale, la provincia autonoma di Trento deve affrontare le prime ripercussioni a livello turistico. La paura di incrociare l’animale nel corso di una tranquilla passeggiata in montagna si sta trasformando, in alcuni casi, in isteria e fobia. Un problema. Da risolvere in tempi brevi anche perché in Trentino è arrivata la prima disdetta causata dalla paura dell’orso.
La federazione svizzera di Orienteering ha infatti annullato una settimana di allenamenti sull’altipiano della Predaia, zona in cui questo sport in simbiosi con la natura trova un ambiente ideale, per paura che i ragazzi e i tecnici potessero imbattersi, nel corso delle sedute di training nei prati e nei boschi della zona, nell’orso. La disdetta è giunta nei giorni scorsi alla residenza Casa Camillo, la struttura scelta dagli elvetici per trascorrere otto giorni nella località trentina di Sfruz. Il comunicato dei dirigenti svizzeri è chiarissimo. "Dopo lunghissime riflessioni e chiarimenti, abbiamo deciso che non osiamo fare orienteering in Trentino al momento, dopo questo micidiale attacco da parte di un orso. La decisione è stata incredibilmente difficile per noi, ma la situazione ci sembra davvero troppo incerta e la pressione dei genitori per annullare è aumentata in modo significativo. Proprio perché stiamo correndo nel bosco e non sappiamo come si svilupperà la caccia abbiamo deciso a malincuore di annullare". Punto.
Un danno rilevante per Camillo Schwarz, gestore della struttura, che si è visto annullare la prenotazione per 45 persone. "È un gravissimo danno per me ma non solo, perché è tutto l’indotto a rimetterci – risponde gentilmente Schwarz –. Gli svizzeri (una delle nazionali di orienteering meglio strutturata al mondo, ndr) sono sempre venuti da noi per gli allenamenti. Prima c’è stato il Covid che ha impedito loro di tornare, ora ci si è messa anche la questione dell’orso. I dirigenti della squadra elvetica si sono detti dispiaciuti, ma li capisco. Per praticare l’orienteering i ragazzi devono correre e camminare nei boschi, lo stesso ambiente in cui potrebbero incontrare l’orso". "Non hanno colpa – sospira Camillo – tanto che ho restituito loro anche la caparra di 2.000 euro. Questa è la prima disdetta, ma in futuro altri potrebbero decidere di non venire nei nostri bellissimi luoghi proprio per la paura di incontrare l’orso. La gente del posto ha paura a camminare nei boschi. Una cosa è certa: gli enti preposti devono trovare una soluzione e devono farlo alla svelta perché sta diventando un grosso problema. Io mi chiedo: ma se è permessa una caccia selettiva per risolvere il problema dell’alto numero dei cinghiali, per regolarne cioè il numero in alcune zone, perché non può esserci un qualcosa del genere anche per gli orsi? Chi di dovere deve intervenire per risolvere questo problema".
Gli orsi sono presenti un po’ su tutto l’arco alpino e anche in Alta Valtellina (Lombardia) nei giorni scorsi c’è stato l’avvistamento di un plantigrado. Come ha rivelato Marco Paganoni dell’associazione PatriMont: "Ci è giunta la notizia dell’avvistamento di un orso nei boschi del ’Planecc‘ a Premadio nel comune di Valdidentro (a pochi chilometri da Bormio, ndr). Sappiamo di turisti che in alcune zone chiedono dove sono stati avvistati orsi o lupi e se ne vanno da altre parti. È un problema che va risolto".