Baldelli
Immaginiamola avvolta in una luce violetta, nel capannone adattato a laboratorio in cui maneggiava tonnellate di quella uraninite fluorescente che la ucciderà, dopo aver vinto due premi Nobel: in fisica e chimica. Immaginiamo 5 uomini coperti di ghiaccio, morti assiderati nella marcia di ritorno dall’esplorazione del Polo Sud. E le centinaia di alpinisti finiti in un burrone, subacquei in fondo al mare, astronauti svaniti nello spazio, speleologi inghiottiti dalla terra. Immaginiamo cosa spinse Maria Skłodowska Curie, Falcon Scott, Vladimir Komarov e Christa McAuliffe a barattare la vita per scoprire un elemento radioattivo, l’Antartide, la luna, l’ignoto. E la speleologa Piana a un anno di distanza dal precedente incidente. Se il paragone stride, è solo per la recente incapacità di guardare in prospettiva. Ma che è andata a fare? Dovevano lasciarla lì! Deve ridare i soldi del salvataggio! Diceva uno dei soccorritori: se sapeste quanti raccoglitori di funghi salviamo ogni giorno, impiegando elicotteri e droni con costi molto superiori. Bene, si salvino anche i cercatori di funghi. È un’epoca di vedute assai ristrette, questa, che quantifica in moneta la vita e disprezza chi sposta più avanti l’orizzonte dell’umanità. Immagino che uno speleologo esplori le risorse idriche del sottosuolo, valuti la sismicità di una zona, studi la possibilità di vita a certe profondità. Se si avvereranno certe previsioni che calcolano a breve un aumento di temperatura di 4 o 5 gradi, forse ci tornerà utile. Io non so a cosa sia dovuto tanto livore, se ci mortifica il confronto, se il fatto che sia donna la rende più ingiustificabile. Dopotutto, c’era chi consigliava a Samantha Cristoforetti di fare la calza a casa. Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza, insegnava Dante e ribadiscono tutti i pionieri. A cominciare da Marie Curie che si giocò la vita in una luce color malva, affinché potessimo curarci e guarire.