Martedì 21 Gennaio 2025
PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
Cronaca

Giustizia da riformare

IN ATTESA di capire se Fausta Bonino sia colpevole dei tredici omicidi di cui è accusata, l’inchiesta della procura di Livorno getta una serie di inquietanti interrogativi sul funzionamento della «macchina giustizia» nel nostro paese. L’inchiesta che da subito apparve debole, povera di elementi concreti e contraddittoria nella sua ricostruzione, qualche giorno fa è stata letteralmente smontata dal Tribunale del riesame di Firenze, che ha spiegato come non solo per l’infermiera non sia necessaria la carcerazione preventiva ma che tutta l’indagine si fonda su teoremi senza riscontri, mentre manca la benché minima prova a sostegno delle tesi accusatorie.

UNA CONCLUSIONE, questa del Riesame, che non arriva dopo nuovi interrogatori, inedite testimonianze, una lunga fase di processo basato sul contraddittorio, ma che viene formulata da altri giudici sulle medesime carte di gip e accusa. A brevissima distanza di tempo. La riflessione è inevitabile: ma non potevano accorgersene prima i magistrati labronici che hanno condotto l’inchiesta? Perché creare il mostro e sbatterlo in prima pagina? Il ruolo in qualche modo «terzo» del gip dove sta? E adesso, se la ricostruzione del Riesame sarà confermata – come pare più che probabile – chi e come risarcirà Fausta Bonino della vita che le è stata tolta? Chi pagherà per tutto questo?

LA RISPOSTA a queste domande è appesa nel vuoto, perché si trova in quel capitolo della storia italiana che nessuno vuole o ha la forza di aprire: la riforma della giustizia. Che preveda la separazione delle carriere così che gip e giudici siano indipendenti rispetto ai pm, che preveda un Csm con veri poteri di intervento e di sanzione sui magistrati e non sia invece quell’organo di autotutela che è adesso. Un libro dei sogni, di cui però di fronte a vicende come quella di Piombino, si sente più che mai l’urgenza.