Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Santalucia lascia l’Anm. E sul processo Open Arms: “Assoluzione non vuol dire che non andava fatto”

“Credo che nella difesa dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza”, ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera

Roma, 23 dicembre 2024 – Niente secondo mandato per Giuseppe Santalucia, che lascerà dunque la presidenza dell’Associazione nazionale magistrati dopo quattro anni di mandato. Un periodo “di impegno intensissimo e faticoso, seppure molto gratificante – ha rivelato in un’intervista al Corriere della sera – credo che nella difesa dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura occorra evitare ogni personalizzazione. Perciò è giusto che altri prendano le redini della rappresentanza”. 

Assemblea generale dell’Associazione nazionale magistrati
Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia, (Ansa/Massimo Percossi)

Al quotidiano milanese ha parlato anche del processo Open Arms, che ha visto Matteo Salvini accusato di aver impedito illegalmente lo sbarco dei migranti della nave della Ong. “I giudici valutano prove e fatti ed emettono un giudizio in linea con quanto emerso dai processi – ha spiegato – Ma un'assoluzione non significa che il processo non andava fatto; solo nei regimi illiberali, in cui i pubblici ministeri sono orientati dal potere e i giudici non si permettono di dissentire, i processi si concludono sempre con le condanne”. 

Santalucia ha poi commentato l’ipotesi di una riforma che faccia pagare i danni ai pm in caso di proscioglimenti: “Sono tutte forme surrettizie per arrivare all'esito sotteso alla separazione delle carriere di pm e giudici : controllare e condizionare il pm che, rischiando una richiesta di danni a fronte di un'eventuale assoluzione, finirà per chiedersi chi glielo fa fare”. Bocciata anche la riforma della giustizia del governo: “È un progetto che serve a introdurre forme di condizionamento della magistratura – la sua considerazione – Lo dimostrano le reazioni alle sentenze di questi giorni, da dove si evince che la terzietà del giudice c'è già e funziona. Le polemiche giovano a perseguire il vero fine della riforma, che è il controllo soprattutto dei pm, per incidere sulla scelta di quali processi si debbano fare e quali no”.