Mercoledì 13 Novembre 2024
RICCARDO JANNELLO
Cronaca

Giulia uccisa dall’ex, lo psicologo Lancini: “Educare i ragazzi. La relazione cambia o finisce. Va subito insegnato nelle scuole"

“Per contrastare i femminicidi si deve far capire che la conclusione di un rapporto fa parte del legame. Fondamentale la mediazione, bisogna lavorare sull’accettazione prima che diventi violenza"

Milano, 20 novembre 2023 – “Dobbiamo educare a scuola, lavorare sul contrasto al femminicidio fin dalla più tenera età pensando ai cambiamenti di una società post narcisistica. Il tema non è il possesso patriarcale, ma la maggiore fragilità sociale e rapporti i cui vincoli sono relativi".

Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, docente all'Università Bicocca di Milano
Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, docente all'Università Bicocca di Milano

Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell’associazione Minotauro e docente all’università di Milano Bicocca, è uno studioso dei problemi giovanili. Il suo ultimo volume per Raffaello Cortina Editore ha un titolo emblematico: "Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta".

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Professor Lancini, come usciamo da questa spirale di violenza nascosta da motivazioni pseudo-amorose?

"Capendo che cosa passi nella testa di coppie adolescenti o nella giovane età adulta. Per molti ragazzi la prima fidanzatina è il secondo oggetto d’amore rispetto alla mamma e quando la relazione termina si crea un vuoto colmato con tristezza, rabbia, delusione. Dobbiamo intervenire sull’accettazione prima che diventi violenza".

Quale strumento si può usare?

"Con l’associazione Minotauro stiamo sperimentando un ragionamento da portare nelle classi: considerare la fine di un rapporto di coppia come parte del rapporto stesso. Imparare a lasciare e a essere lasciati. La mediazione dell’abbandono è vitale perché rabbia, tristezza e violenza verso sé e gli altri non siano più un dramma".

Ma come si arriva a questa mediazione?

"La dinamica è complessa, ma dobbiamo porci un obiettivo: siccome la coppia ha avuto significato per entrambi, ci deve essere l’evoluzione di una fine. Comunicare che questo rapporto nel momento in cui termina da un lato entra in manutenzione per essere altro".

Riesce sempre questo percorso di sensibilizzazione?

"Quando nella mediazione su come lasciarsi si percepisce una possibilità di violenza i rapporti devono interrompersi".

Quanto può avere pesato in Filippo il successo negli studi di Giulia mentre il suo sembrava al momento precluso?

"Non penso molto. Il problema è l’abbandono, l’autonomizzazione della crescita che può essere percepito male dal soggetto che si sente messo da parte".

Come si affronta il pericolo di una tragedia?

"Con la riorganizzazione dell’idea di coppia e di identità di genere. Educare affettivamente rendendoci conto che è cambiato il ruolo della sessualità, della procreazione che prima era il fulcro dell’umanità. Il rapporto legato solo all’uso del corpo non è più vincolante".

Cosa regge allora un legame diciamo amoroso?

"Non la sessualità, che è crollata, o la trasgressione. Chi dice che gli adolescenti siano trasgressivi non li conosce. Quello che conta è vivere nella mente dell’altra persona, non nel corpo: lo sguardo è più importante dell’atto".

E come si educa questo cambiamento?

"Sfruttando a scuola la potenza di internet, accendendolo e non vietandolo: evitare che questo mezzo diventi orientatore delle pulsioni adolescenziali fuori da un contesto educativo e controllato. La scuola sembra non volersi connettere alla società moderna, ma deve insegnare che il web non è per forza pornografia".

La politica che cosa può fare?

"Capire che l’educazione sessuale a scuola non crea ragazzi perversi, ma è una comunicazione sulla consapevolezza razionale. E in classe non si parla di procreazione assistita o di altre cose sulla sessualità non più eliminabili lasciando questo campo a internet".

Ci vuole una legge per definire questi programmi?

"Ci vogliono mediatori degli stati affettivi dell’adolescenza. Soldi per aprire sportelli a scuola sulla salute mentale. Non è un problema di leggi e campagne pubblicitarie, ma di affrontare una nuova normalità nei rapporti di genere e saperli interrompere".