Venezia, 20 novembre 2023 – “Non chiamatelo mostro”. È una frase dai toni forti quella di Elena Cecchettin, la sorella della 22enne Giulia uccisa a coltellate e poi nascosta in alta montagna dall’ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato ieri in Germania dopo unafuga durata sette giorni. Parole che fanno pensare e dimostrano una maturità fuori dall’ordinario, Elena supera i confini del dolore e lancia un messaggio forte: “Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un'eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c'è”.
“Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”. Elena Cecchettin lo scrive in una lettera pubblicata sulle pagine del Corriere, una presa di posizione che vuole scardinare la solita narrazione della violenza sulle donne. “Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere”. Ieri, 10mila persone alla fiaccolata in memoria di Giulia.
Parole nuove per cambiare
Continuare a pensare che l’uomo il ragazzo che uccide una donna sia il solito mostro – con tutto ciò che la parola ‘mostro’ suscita nell’immaginario collettivo – significa spostare il problema fuori dalla propria realtà. E, invece, la storia di Giulia e Filippo ci insegna che può succede a chiunque, anche a una ragazza solare e piena di vita possa cadere nella trappola della violenza. La vittima non è sempre una donna fragile che accetta tutto, è anche una studentessa alla vigilia della laurea strappata a forza dal futuro solo per avere un’unica ‘colpa’: intelligenza, talento e voglia di vivere.
“Figli sani della cultura dello stupro”
“I mostri non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna – scrive Elena Cecchettim – a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza, ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling”.
“Nessun uomo è buono se non scardina questa cultura”
“Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura. Viene spesso detto 'non tutti gli uomini’. Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista”.
“Il femminicidio è un omicidio di Stato”
E ancora. “Ditelo a quell'amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio. Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un'educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l'amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”, conclude la sorella di Giulia.