Roma, 22 novembre 2023 – Le venti e più coltellate di Filippo Turetta hanno scosso l’Italia, unita nella pena per Giulia Cecchettin e ora mobilitata perché questo dolore si trasformi in un grido furioso di protesta e in un’azione di politica condivisa: basta. Sgomenta, però, che quest’ondata civile di ribellione alla 105ª donna uccisa da inizio anno e a un sistema di potere patriarcale che da sempre, e sempre, impera nel nostro Paese, si sia infranta quasi subito nei rivoli dei “distinguo“, delle prese di distanze, delle critiche e persino degli insulti dinnanzi alle parole espresse dalla sorella maggiore della vittima, Elena. "Non fate un minuto di silenzio per Giulia, ma bruciate tutto; per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo, ora serve una sorta di rivoluzione culturale", ha detto Elena Cecchettin, 24 anni.
Lo ha detto e lo ha scritto: sui social, sui giornali, ai microfoni dei programmi tv: l’assassino della sorella, Turetta, non è un mostro che esce dai canoni normali della nostra società "ma un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni che sono volte a limitare la libertà della donna. Come controllare un telefono, essere possessivi, fare catcalling ". E ancora: "Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere, è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge. Bisogna prevedere un’educazione sessuale e affettiva, in modo da prevenire queste cose".
Voce alta, coraggiosa e sicura, all’indomani della morte della sorella: concetti importanti e politici, che toccano il nucleo più profondo della questione. "Dietro Elena ci siamo tutte", è l’opinione di Michela Marzano: Elena non ha recitato il copione della sorella muta e dolente ed è già un riferimento morale e culturale per l’Italia civile che si indigna, ma vuole anche ragionare, capire e agire per cambiare lo stato delle cose. È subito diventata un bersaglio. E allora ecco l’orda social di odio: "Omicidio di Stato, patriarcato, figli dello stupro: cagate", ha scritto su X il sedicente “Esercito di Cruciani“, fan del conduttore radiofonico della Zanzara (Radio 24); "Come fa a elaborare proclami filosofici a beneficio della società e dell’opinione pubblica? Io sarei paralizzato dal dolore", ha scritto l’avvocato Carlo Taormina, già parlamentare. E via: dall’"ora parli ma cosa hai fatto prima per proteggere tua sorella?" dell’utente vattelappesca alle accuse di satanismo del consigliere regionale leghista (perché sì, una ragazza così arrabbiata e lucida non può non essere una strega).
In molti si chiedono come mai sia stato proprio il femminicidio di Giulia a scatenare l’onda gigante di indignazione: lo scrittore Paolo Giordano trova le motivazioni nell’ambiente piccolo borghese in cui la tragedia si è compiuta e "nell’impossibilità di porre una distanza sociale rispetto a quel contesto", ma anche nel modo in cui la vicenda si è sviluppata mediaticamente: "scomparsa, suspense, congetture, ritrovamento del cadavere, fuga dell’assassino...". Non è da escludere però che questi fattori siano stati solo l’innesco perché esplodesse finalmente evidente un sentimento popolare che sta attraversando il nostro Paese, lo sta cambiando, erodendo il tradizionale, immutabile e inattaccabile primato patriarcale.
A dimostrare l’esistenza e la pre-esistenza, e la forza crescente, di questo sentimento non c’è solo – per dire – il successo incredibile di un film femminista come quello di Paola Cortellesi (e poco tempo fa di un altro film femminista, Barbie ) ma pure il partecipato cordoglio che ha accompagnato la scomparsa di Michela Murgia, o i primi posti nelle classifiche dei libri e i più importanti premi letterari conquistati da opere come La Resistenza delle donne di Benedetta Tobagi, o Come d’aria di Ada D’Adamo. C’è solo da sperare che l’onda che si è alzata faccia pulizia anche delle parole di odio espresse contro Elena. Perché Elena è l’Antigone dell’Italia di oggi che si ribella alla tirannia del patriarcato. E come Antigone è mossa dall’amore, quell’amore – amore vero – che Sofocle sancisce "invincibile".
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