Bologna, 21 novembre 2023 – Giornata di rabbia e dolore delle studentesse e degli studenti per il femminicidio di Giulia Cecchettin, la 22enne studentessa uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. Il ministro Valditara ha chiesto che nelle scuole alle 11 si osservasse oggi un minuto di silenzio per le donne vittime di violenze, un momento molto partecipato negli isituti di tutta Italia. Ma i movimenti studenteschi hanno replicato con “un minuto di rumore” e hanno chiamato a “una giornata di rabbia contro ogni femminicidio”.
Intanto è stata resa nota l'ordinanza di custodia cautelare contro l'ex fidanzato Filippo Turetta in cui il Gip scrive che la ragazza è stata accoltellata a 150 metri da casa ed è poi stata finita in modo efferato nella zona industriale di Fossò in un arco temporale di 25 minuti in cui Giulia ha lottato. La studentessa è morta dissanguata per i colpi inferti in più riprese con il coltello, al collo, al volto e alle braccia, e per il colpo alla testa.
Da parte sua il padre di Filippo Turetta ha detto di aver scritto a quello di Giulia: “Chiedo perdono. Mio figlio dovrà pagare per quello che ha fatto”. Ma in diretta tv il signor Cecchettin smentisce d’aver ricevuto messaggi.
L'accusa contro il 22enne è di omicidio volontario, ma si indaga sugli elementi a sostegno della premeditazione.
Gli ultimi aggiornamenti
Per tenere fede allo slogan con cui hanno indetto la manifestazione di questa sera, "Non fate silenzio, ma bruciate tutto", le femministe del movimento 'Non una di meno', hanno concluso il corteo di Torino per Giulia e, come hanno spiegato le organizzatrici, "per le altre sorelle che non hanno più voce", accendendo un falò in piazza Castello. Sono state circa un migliaio le persone che hanno partecipato al corteo, che ha percorso le strade del centro. Le femministe hanno percorso via Po, fino a piazza Castello dove hanno acceso il rogo con dei cartoni e pezzi di legno.
Altre parole contro la sorella di Giulia da parte del consigliere regionale della Lega, riminese, Matteo Montevecchi. Parole sulla scia di quanto detto in Veneto dal collega del Gruppo Misto Stefano Valdegamberi. Montevecchi, in un post su Facebook, avrebbe definito Elena Cecchettin "una satanista", sia per il trucco sia per la felpa che indossa in un'intervista.
Anche se la richiesta italiana di consegna di Filippo Turetta non è ancora arrivata in Germania, la Procura generale competente, quella di Naumburg, si aspetta che Filippo Turetta venga consegnato all'Italia "in alcuni giorni".
Don Francesco Monetti, riflettendo sul messaggio del padre di Filippo che ha chiesto perdono al padre della vittima, osserva: ''Penso sia prematuro chiedere che la famiglia perdoni. Dicono che il perdono divino non sia nelle nostre capacità umane. Non è nelle nostre possibilità. Quando il Signore vorrà darci anche questo dono ce lo darà, ma in questo momento non possiamo pensare che possa essere qualcosa di scontato''.
Don Francesco Monetti, il parroco di Saonara, la comunità padovana dove è cresciuta Giulia Cecchettin, riferisce che i funerali della studentessa 22enne saranno celebrati dal vescovo di Padova mons. Claudio Cipolla ma non c'è ancora una data.
Giulia Cecchettin pagò la cena a Filippo Turetta la sera dell'11 novembre quando i due ragazzi mangiarono al Mc Donald's all'interno del centro commerciale 'Nave de Vero' di Marghera. Un pasto da 17,80 euro saldato alle 21.03 con la carta di credito. Filippo e Giulia rimasero almeno fino alle 22.45 nel fast food, come testimonia il fatto che l'utenza del cellulare di Giulia agganciò in quei minuti un ripetitore di Marghera.
"Sì, sono stato io a chiamare il 112 quella notte, certo. Sono distrutto, ho sentito gridare. Che ore erano? Circa le 23 e un quarto, su per giù. Se ho sentito chiamare aiuto? Non posso rilasciare altre dichiarazioni. Ho già detto tutto ai Carabinieri e ai familiari della ragazza". Così poco fa, parlando al citofono della sua abitazione, ha risposto il super testimone dell'omicidio di Giulia, Marco Musumeci, l'uomo che ha dato l'allarme udendo le grida della ragazza, aggredita da Filippo, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin.
Filippo Turetta è in una cella da solo non per motivi particolari ma in quanto è una modalità di detenzione "consueta" per i detenuti in custodia cautelare in Germania. È quanto si desume da dichiarazioni fatte dal portavoce del Tribunale di prima istanza di Halle parlando del carcere della città della Sassonia Anhalt detto il "Bue rosso" (Roter ochse) e noto per il suo famigerato passato, soprattutto nazista ma anche comunista.
Un portavoce del Tribunale di prima istanza di Halle ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcuna calendarizzazione dell'ulteriore della nuova udienza in cui Filippo Turetta dovrebbe confermare il proprio assenso ad essere consegnato all'Italia nonostante l'aggravamento del titolo di accusa a suo carico. Il vice-portavoce dell'Amtsgericht della città della Sassonia Anhalt, Thomas Puls, inoltre ha detto di non saper prevedere quali saranno i tempi di una consegna del giovane all'Italia.
Il ministero della Giustizia, a quanto si apprende, ha terminato tutte le attività per il momento di sua competenza nella trasmissione in Germania del mandato d'arresto europeo (Mae) relativo al trasferimento in Italia di Filippo Turetta.
Un minuto di silenzio nelle scuole italiane per ricordare Giulia Cecchettin e tutte le donne vittime di violenza. Un'iniziativa presa dal ministero dell'Istruzione Giuseppe Valditara che lo ha osservato nel quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli insieme agli studenti dell'Istituto comprensivo 46 Scialoja Cortese dove era in visita. Ma molti studenti, invece, hanno scelto di fare al contrario "un minuto di rumore" proprio allo scopo di far sentire la propria voce contro la violenza sulle donne. A Roma centinaia di studenti si sono riversati nei cortili dei licei per fare "rumore": è accaduto al Manara, al Morgagni, all'Orazio e al Tasso, così come al Farnesina, al Virgilio, al Talete e al Mamiani.
Giulia Cecchettin ha lottato per 22 minuti prima di arrendersi al suo carnefice. Lo si legge nell'ordinanza di custodia del Gip di Venezia, che ripercorre gli orari della doppia aggressione di sabato 11 novembre, di cui è accusato l'ex fidanzato Filippo Turetta, ora in carcere in Germania. Le grida d'aiuto di Giulia e l'invocazione "così mi fai male" vengono udite - si legge nelle carte - da un vicino di casa alle 23.18 circa, nel parcheggio a 150 metri da casa Cecchettin. Quando l'azione omicida si è già spostata invece nella zona industriale di Fossò, e si vede Turetta che carica il corpo in auto, l'orario è quello delle 23.40.
"Giulia usciva ancora con Filippo perché era piena di sensi di colpa. Lui la teneva avvinghiata così. Le diceva che senza di lei la sua vita non aveva più senso. E Giulia, che era molto buona, si sentiva in colpa". A raccontarlo, in un'intervista al Corriere della Sera, è Giulia Zecchin un'amica ed ex compagna di classe di Giulia Cecchettin. "Già la prima volta si erano lasciati a causa della gelosia ossessiva di Filippo ma lui nei mesi successivi le aveva promesso che sarebbe cambiato. 'Torniamo insieme sarò diverso', le aveva detto".
"Giulia ti vogliamo bene": queste le parole scritte accanto ad una gigantografia di Giulia che da oggi resterà esposta sulle pareti del municipio di Vigonovo (Venezia) e della Biblioteca del polo culturale di Saonara (Padova), paesi dove è cresciuta e ha vissuto Giulia Cecchettin. "La foto è stata scelta dalla famiglia - spiega il sindaco di Saonara Michela Lazzaro -, dobbiamo custodire nelle nostre menti e nei nostri cuori il sorriso di Giulia. Condividiamo la volontà di papà Gino e della sorella Elena di un impegno concreto per contrastare la piaga sociale della violenza contro le donne". Il primo cittadino di Vigonovo, Luca Martello, annuncia: "La terremo esposta fino a fine mese. Sabato 25 novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche così desideriamo testimoniare il ruolo delle istituzioni per dare risposte concrete".
"Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo". Lo scrive Giorgia Meloni su Facebook e prosegue: "Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera - scrive la presidente del Consiglio - è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di 'cultura patriarcale' della mia famiglia. Davvero senza parole". La foto che accompagna il post su Facebook la ritrae infatti con la figlia Ginevra in braccio, a pochi giorni dalla nascita, insieme alla madre e alla nonna della stessa Meloni.
Filippo Turetta era "evidentemente ben consapevole della gravità delle sue azioni" dal momento che, dopo aver scaraventato Giulia Cecchettin a terra causandole una lesione alla testa con perdita di sangue, è fuggito, scrive la gip Benedetta Vitolo, nell'ordinanza di custodia cautelare.
Giulia è stata accoltellata la prima volta da Filippo Turetta mentre si trovava - alle 23.15 di sabato 11 novembre - nel parcheggio davanti alla sua casa. Poi, dopo averla immobilizzata probabilmente con del nastro adesivo, il giovane ha spinto l'ex fidanzata in auto, ha raggiunto la zona industriale di Fossò, e qui l'ha aggredita nuovamente, mentre lei tentava una fuga, uccidendola.
Per ora il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, prende tempo: "Dobbiamo ancora valutare i dati di fatto e questo potrà essere fatto solo dopo gli accertamenti irripetibili". Ma alcuni indizi lasciano intendere che lo studente di ingegneria arrestato sabato in Germania abbia progettato di uccidere l’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Dall’autopsia si spera di capire a quale ora risalga esattamente la morte della giovane
Il nastro adesivo, sequestrato dai carabinieri accanto alla traccia di sangue trovata nella zona industriale di Fossò, è stato "applicato" da Filippo Turetta "probabilmente per impedire di gridare" a Giulia, scrive sempre la Gip neell'ordinanza di custodia cautelare. "Giulia è stata privata della libertà di movimento", è un altro passaggio, tanto che un testimone la sente urlare più volte. E ancora: Giulia è stata poi costretta a restare accanto a Filippo nell'auto che si è diretta verso la zona industriale di Fossò, dove la ragazza è stata uccisa.
Filippo Turetta, scrive sempre il Gip nell'orddinanza, deve stare in carcere perché potrebbe uccidere altre donne. "Turetta con questa aggressione a più riprese e di inaudita ferocia ai danni della giovane fidanzata, prossima alla laurea, ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo", si legge. Elementi idonei "a fondare un giudizio di estrema pericolosità e desta allarme" dato che "i femminicidi sono all'ordine del giorno". Il giovane appare "imprevedibile, perché dopo aver condotto una vita all'insegna di un'apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato", si evidenzia nel provvedimento.
Giulia Cecchettin è stata accoltellata a 150 metri da casa, poi finita nella zona industriale di Fossò, dove la scena ripresa da una telecamera di videosorveglianza mostra i suoi ultimi istanti di vita. E' quanto ricostruiscono le indagini e viene scritto nell'ordinanza di custodia cautelare contro l'ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato in Germania per omicidio. Nel dispositivo si spiega come l'ipotesi è che una volta che l'ex coppia si ferma nel parcheggio di via Aldo Moro a Vigonovo, "a 150 metri" da casa Checchettin, Giulia viene aggredita da Filippo "probabilmente servendosi di un coltello", ma la morte sarebbe avvenuta nella zona industriale, quando il ragazzo la spinge con violenza a terra e la 22enne studentessa sbatte la testa
Il gip di Venezia Benedetta Vitolo, nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, scrive che Filippo Turetta, accusato di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, deve stare in carcere per la sua pericolosità sociale "evincibile dall'inaudita gravità e manifesta disumanità'' che ha mostrato contro la ''giovane donna con cui aveva vissuto una relazione sentimentale''.