Roma, 7 dicembre 2015 - Tre colpi di martello. Il rito di apertura dell'Anno Santo passa per quei tre colpi di martello in una qualche forma di similitudine tra l'artigiano del legno e l'artigiano della fede. E nessun simbolo si sarebbe potuto avvicinare di più al carattere e all'impronta del pontificato di Papa Francesco. Saranno quei tre colpi di martello battuto sulla Porta Aurea nell'atrio della basilica di San Pietro a dare il via, in tutto il mondo, al Giubileo straordinario della Misericordia. Nel giorno dedicato all'Immacolata Francesco segnerà con quel gesto simbolico l'inizio di un cammino di compassione che ha avuto il suo prologo in Africa, nella tempestosa Repubblica Centroafricana, caparbiamente cercata dal Papa nel suo recentissimo viaggio.
E' dal 1499 che il rito prevede quei tre colpi a cui segue la demolizione del muro, adesso interno, innalzato nel giorno dell'ultima chiusura, ossia nel 2000. Un tempo il muro era esterno e toccava al Pontefice abbatterlo, almeno inizialmente. Poi le cose sono cambiate - era il 1975 e sul soglio pontificio c'era Paolo VI - e i mattoni sono stati sistemati solo dietro alla porta. Fu una decisione ponderata, quella di Paolo VI. La diversa ubicazione dei mattoni, tutti uguali e tutti con impresso il nome del Papa che ha aperto e chiuso l'ultimo Giubileo, ha un significato di "apertura" verso il mondo, verso l'esterno. Il dialogo contro ogni forma di barriera, dunque, nel solco di quanto disse di sè Gesù: "Io sono la Porta: se uno entra attraverso di me sarà salvato. Entrerà, uscirà e troverà pascolo".
E' questo il significato simbolico della cerimonia che non può portare, in apertura o chiusura che sia, a nessun muro contro cui infrangere la speranza della fede. Il concetto di "Porta" equivale, per i cristiani, a quello di passaggio. Inizio di un nuovo percorso illuminato dal Signore. Ma nella lunga storia di quei tre colpi di martello ci sono stati episodi curiosi e diversi. Papa Gregorio XIII, ad esempio, ruppe il martello mentre assestava i colpi al muro sacro. Era il 1575 e il Pontefice restò ferito a un dito. Per la gente fu un momento di paura e angoscia e tra i fedeli si diffuse l'idea che quell'avvenimento fosse un presagio negativo.
Parecchi anni dopo, per l'esattezza 75, ci fu un altro "incidente". I muratori equivocarono il rumore del colpo delle nocche del cerimoniere con quello del martelletto del Papa e buttarono giù tutto prima ancora che il Pontefice avesse dato il segnale di avvio dell'Anno Santo. L'inconveniente fu risolto in fretta: fu ricostruito il muro e si ricominciò da capo. Eretto il muro il Papa procedette con i tre colpi di prassi.
La prima traccia del rito della Porta Santa risale al XV secolo. In una lettera di quell'epoca si fa menzione del passaggio sotto l'architrave considerata sacra: "Passando per tre volte per questa porta della basilica lateranense si riceverà la perdonanza della colpa e della fede". Basilica lateranense perché, all'epoca, San Pietro ancora non c'era e quella di San Giovanni è la più antica e importante di tutto il mondo occidentale. Ancora oggi San Giovanni ha la sua Porta Santa, così come le hanno San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Il Papa aprirà quella di san Giovanni il 13 dicembre, per Santa Maria Maggiore occorrerà attendere il 1° gennaio 2016.
Differenti anche le chiusure: tutte le porte "diffuse" nel mondo saranno sprangate il 13 novembre 2016. Quella di San Pietro il 20. All'interno del muro, quando viene richiuso, è murata ogni volta una cassetta con le monete e la pergamena che ne certifica la sigillatura. La cassetta che sarà scoperta l'8 dicembre, una volta tirati giù i mattoni, conterrà il documento vergato e firmato da Giovanni Paolo II nel 2000 e le monete relative. Era il 23° anno di pontificato del Pontefice polacco scomparso sei anni dopo. Silvia Mastrantonio