Venerdì 3 Gennaio 2025
DAVIDE RONDONI
Cronaca

Gioventù violenta. I nostri figli senza più maestri

Scontri, risse, accoltellamenti. Ragazzini e gli scoppi di violenza indicano da tempo il pericolo maggiore per la nostra società

Campi Bisenzio, rilievi l’accoltellamento di un 17enne Sopra Ramy Elgaml, morto a Milano dopo un inseguimento con la polizia

Campi Bisenzio, rilievi l’accoltellamento di un 17enne Sopra Ramy Elgaml, morto a Milano dopo un inseguimento con la polizia

Roma, 31 dicembre 2024 – Ragazzini bui. Uccidono le loro lame, le loro droghe, uccidono dentro coi loro stupri. Carnefici e vittime. Minorenni, o poco più che maggiorenni. Ieri notte a Campi Bisenzio, poco tempo fa, a settembre a Bologna, mesi fa a Pescara, e il recente inseguimento tragico a Milano Corvetto. E altre notizie di scontri, di risse inspiegabili, anche in piccoli centri di provincia come Civitanova, non solo nelle periferie di grandi città. La "bomba su cui siamo seduti – scrivevo inascoltato più di dieci anni fa – sono i nostri ragazzini".

Tali scoppi di violenza, a cui fan da specchio le violenze contro se stessi (le disfunzioni alimentari, le spesso indotte disforie di genere, le ansie da panico) indicano da tempo, a chi ha occhi per vedere, il pericolo maggiore per la nostra società. Che non viene da agenti esterni, guerre e altre crisi, ma da una crepa interiore che quelle crisi esacerbano.

La crepa dove i ragazzini crepano. Basta girare un po’ le scuole, purtroppo quasi l’unico posto dove adulti, oltre alle squadre sportive, e rari luoghi dell’arte e dello spirito, si incontrano con i ragazzini. Ma a scuola con il registro in mano, in un ambiente ormai viziato da burocrazia e frustrazioni. E si vede la causa di questa violenza. Se un bambino non impara a parlare entro un anno, un anno e mezzo di vita, non resta zitto ma diviene violento, graffia i compagni all’asilo etc. Se un adolescente non incontra chi gli insegna un linguaggio adeguato per stare al mondo non tace ma diviene violento. Il linguaggio in un adolescente non è tanto il modo di parlare (che è conseguenza) ma di guardare e conoscere il mondo. A questi ragazzini dal mondo adulto è stato insegnato un modo: l’individualismo narciso, la libertà confusa col desiderio, l’ “io” e il soggettivismo come idoli con cui vedere il reale. Niente verità, niente Dio, niente percorso spirituale, niente libertà vera, solo semilibertà da schiavi. E cupidigia di piaceri, che si mischia a voglie di riscatto e disagio, compreso quello migratorio. Voler fare educazione affettiva di Stato a scuola è segno di impotente fallimento autoritario. Le colpe sono di tanti, ma dietro alle cose elencate come cause ci sono filosofie d venerabili cattivi maestri. E adulti che han deciso di seguirli. Non pagheremo col silenzio la mancanza di linguaggio vero e perciò poetico. Lo stiamo già pagando con la violenza dei ragazzini.