Roma, 21 marzo 2017 - Oltre 663 milioni di persone nel mondo vivono senza acqua potabile in casa, trascorrendo ore in coda o in cammino per raggiungere sorgenti o fonti lontane. L'alternativa, in alcuni casi, è addirittura peggiore: bere acqua contaminata. E' anche alla luce di questi dati che acquista rilevanza la Giornata Mondiale dell'Acqua, proposta nel 1992 all'interno delle direttive dell'Agenda 21, risultato della Conferenza di Rio, e istituita l'anno dopo dall'Assemblea delle Nazioni Unite.
Da allora il 22 marzo di ogni anno gli Stati sono invitati alla promozione di attività concrete nei loro rispettivi Paesi. A partire dal 1997, ogni tre anni, il World Water Council, organismo non governativo internazionale creato nel 1996 come piattaforma degli organismi internazionali e specialisti nel settore dell’acqua, convoca un Forum per raccogliere i contributi e dibattere intorno agli attuali problemi locali, regionali e globali, problemi che non possono essere risolti senza un accordo quadro con obiettivi e strategie comuni.
Dal 2005, poi, anche una serie di Organizzazioni Non Governative hanno utilizzato questa giornata come momento per sensibilizzare l'attenzione del pubblico sulla critica questione dell'acqua potabile nella nostra era, a cominciare dal fatto che si tratta di una risorsa non illimitata.
L'edizione 2017 della Giornata guarda innanzitutto alla questione delle acque reflue, da ridurre, depurare e riutilizzare, secondo quanto prescrive l'obiettivo sostenibile 6.3 dell'Onu: "migliorare entro il 2030 la qualità dell'acqua eliminando le discariche, riducendo l'inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale".