Roma, 27 gennaio 2018 - Oggi è la Giornata della memoria. Una ricorrenza ricordata in tutto il mondo proprio il 27 gennaio perché in quel giorno, nel 1945, le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
In Italia si celebra in moltissimi modi diversi. Solo qualche esempio? A Milano con 9 medaglie d'onore ad altrettanti ex deportati, ad Ancona con la dedica di altre sette pietre d'inciampo (i sampietrini coperti di ottone messi sul selciato della strade vicino alle abitazioni dei perseguitati per ricordarne i nomi e la morte), a Napoli con un cambio di toponomastica (sostituite via Vittorio Emanuele con via Salvatore Morelli e piazzale Tecchio (gerarca fascista) con piazza Ascarelli.
"Mio padre, Perlasca" - di G. A. TRAVERSI
LE FRASI - Per non dimenticare, ripercorriamo le frasi di alcuni 'grandi', che ci aiutano a tener vivo il ricordo dell'orrore.
Impossibile prescindere da Primo Levi, e in particolare dai versi della poesia 'Shemà' (ovvero 'Ascolta') che apre il romanzo "Se questo è un uomo". Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi".
Primo Levi scriveva anche: "L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria".
D'impatto anche due frasi dai campi di concentramento. La prima è incisa in trenta lingue su un monumento di Dachau, la seconda è apparsa su un muro di Auschwitz, scritta da un internato: "Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo". "Se Dio esiste, dovrà chiedermi scusa".
Scegliamo due frasi anche dal magnifico "La banalità del male" di Hannah Arendt: "Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso".
"Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale".
L'anno scorso è morto Elie Wiesel, scrittore, giornalista, saggista, filosofo, attivista per i diritti umani e professore rumeno naturalizzato statunitense, vincitore del premio Nobel per la pace nel 1986. E' uno dei superstiti dell'Olocausto. Scriveva: "Se con l’Olocausto Dio ha scelto di interrogare l’uomo, spetta a questi rispondere con una ricerca che ha Dio per oggetto".
"L'opposto dell'amore non è odio, è indifferenza. L'opposto dell'arte non è il brutto, è l'indifferenza. L'opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l'opposto della vita non è la morte, è l'indifferenza".
Sul tema dell'indifferenza insiste molto anche Elisa Springer, che è stata una scrittrice austriaca naturalizzata italiana, di origine ebraica, superstite dell'Olocausto: "Lo strazio più grande, in questi cinquant’anni, è stato quello di dover subire l’indifferenza e la vigliaccheria di coloro che, ancora adesso, negano l’evidenza dello sterminio".
E poi c'è Simon Wiesenthal, il 'cacciatore di Nazisti'. Morto nel 2005, era ingegnere e scrittore austriaco di origine ebraica, superstite dell'Olocausto, e dedicò gran parte della sua vita a raccogliere informazioni sui nazisti in latitanza per poterli rintracciare e sottoporre a processo. "Chiunque contesti l’esistenza delle camere a gas di Auschwitz è sempre o un vecchio nazista o un neonazista".
Infine Liliana Segre, da pochi giorni senatrice a vita, nel suo "Sopravvissuta ad Auschwitz" scrive: ""Lo racconto sempre ai ragazzi perchè devono sapere, e quando si passa in una stazione qualsiasi e si vedono i vitelli o i maiali portati al mattatoio, penso sempre che io sono stata uno di quei vitelli, uno di quei maiali".
"Vivevamo immersi nella zona grigia dell'indifferenza. L'ho sofferta, l'indifferenza. Li ho visti, quelli che voltavano la faccia dall'altra parte. Anche oggi ci sono persone che preferiscono non guardare".
"Più di 6000 ebrei italiani furono deportati ad Auschwitz. Siamo tornati in 363".
IN TV - Rai Cultura per non dimenticare l'Olocausto dedica alla memoria l'intera giornata. Da segnalare i documentari "La poesia spezzata. Zuzanna Ginczanka 1917-1944", alle 12, e "Risiera di San Sabba 1945-1995: la memoria dell'offesa", alle 13. Nel pomeriggio, dalle 15 una doppia riflessione sulla sorte degli italiani prigionieri dei nazisti dopo l'8 settembre in "Mille Papaveri Rossi". Alle 17 invece, è il cinema di Carlo Lizzani a raccontare in "L'oro di Roma" la trappola del tenente colonnello delle SS Herbert Kappler contro gli ebrei romani.
Alle 21.10 "Ottant'anni dopo. Processo alle Leggi Razziali" di Bruna Bertani con la regia di Paola Toscano che racconta lo spettacolo teatrale "Processo al Re", voluto dall'Ucei sotto l'egida del Consiglio dei Ministri, che nella forma di un vero e proprio dibattimento processuale analizza la legislazione sulla razza promulgata da Mussolini e firmata dal re Vittorio Emanuele III nel 1938. Alle 22.10, è un testimone d'eccezione a raccontare la Shoah Francesco Guccini, protagonista di "Son morto che ero bambino. Guccini va ad Auschwitz".
L'APPELLO DI MATTARELLA - Dal Quirinale - a pochi giorni dalla nomina di Liliana Segre a senatrice a vita - il presidente ha lanciato moniti bel precisi: no alle riabilitazioni del fascismo, no alle discriminazioni che rischiano di tornare. Quest'anno, la commemorazione cade nell'80esimo anniversario delle leggi razziali, un tema caro al capo dello Stato che ha sempre dimostrato nel difendere il 'ricordo' di quando accaduto durante la Shoah, quel "per non dimenticare" su cui ha messo il suo sigillo visitando le Fosse Ardeatine come primo atto da nuovo presidente della Repubblica. "Le leggi razziali - che oggi molti studiosi preferiscono chiamare 'leggi razziste' - rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia - ha detto il capo dello Stato - E' vero, il Fascismo non fece costruire camere a gas e forni crematori ma, dopo l'8 settembre, il governo di Salò collaborò attivamente alla cattura degli ebrei che si trovavano in Italia e alla loro deportazione verso l'annientamento fisico".
Giornata della memoria 2018, Napoli si sveglia con i nomi delle vie cambiati
Mattarella trova "sbagliata e inaccettabile" l'affermazione secondo cui "il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l'entrata in guerra". "Razzismo e guerra non furono deviazioni o episodi rispetto al suo modo di pensare, ma diretta e inevitabile conseguenza - sottolinea - Volontà di dominio e di conquista, esaltazione della violenza, retorica bellicistica, sopraffazione e autoritarismo, supremazia razziale, intervento in guerra contro uno schieramento che sembrava prossimo alla sconfitta, furono diverse facce dello stesso prisma". Il presente indica che c'è ancora bisogno dei moniti presenti nella Costituzione, e in particolare all'art. 3: "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".