Roma, 18 dicembre 2017 - "La creatività non è altro che intelligenza che si diverte", diceva Albert Einstein. Basta, quindi, una stanza piena di giocattoli per far divertire i propri figli e sviluppare la loro creatività? Secondo gli esperti non è questa la soluzione. La prova arriva da un esperimento dell’Università di Toledo, in Ohio, pubblicata da Infant Behavior and Development. Ebbene, gli scienziati hanno osservato giocare 36 bambini tra i 18 mesi e i 2 anni e mezzo (9 maschi e 27 femmine) e hanno notato che con un numero inferiore di oggetti i bimbi sono più portati a esplorarne tutti i possibili usi.
Rosanna Candon, pedagogista con una lunga esperienza di collaborazione e consulenza con l’industria del giocattolo, va oltre: "Non solo è meglio far concentrare i piccoli su pochi giochi, ma anche scegliere oggetti che danno troppi stimoli con suoni, musica, colori, che magari parlano inglese, non è un bene". Meglio, quindi, i giochi di società "che sviluppano la socialità di tutta la famiglia". Una ricerca di Doxa Kids, la divisione specializzata in ricerche di mercato su bambini e ragazzi tra i 5 e i 13 anni (che sono oltre 6,2 milioni) evidenzia come il 65% delle mamme dichiari di comprare giochi sempre diversi per stimolare i figli. Ma il concetto di gioco nuovo o vecchio non appartiene ai bambini. "Per i piccoli – spiega la pedagogista Paola Urso – un gioco rotto non è da buttare, ma è un altro gioco, che apre mille possibilità di scoperta. Così come un giocattolo nuovo rappresenta un nuovo mondo da esplorare". Senza contare un altro aspetto non secondario: il fatto che i bimbi, di tutti i giocattoli che hanno, ne usano soltanto una piccola quantità. E, a sorpresa, non solo i giochi digitali la fanno da padroni.
Intervistando un campione di 1.500 bambini tra i 5 e i 13 anni sui giochi più amati emerge da una ricerca Doxa Kids che nel 2016 il 32% sceglieva la bicicletta, il 28% disegnava, il 26% il pallone, il 19% sceglieva giochi da tavola e in scatola, il 14% prediligeva videogiochi su smartphone e tablet e la medesima percentuale si dilettava con le console. Paolo Taverna, direttore generale di Assogiocattoli (che rappresenta 190 iscritti delle imprese del settore), spiega che le tendenze più vistose degli ultimi anni sono due: i giochi legati al brand, cioè al marchio (cartoni animati, film) e quelli tradizionali, dalle costruzioni ai giochi in scatola. Buon successo anche per giocattoli elettronici, robottini, i giochi digitali che interagiscono con l’analogico e ovviamente i videogame.
Per quanto riguarda i giocattoli tradizionali di legno, le costruzioni, le bambole, si tratta di un ‘ritorno al passato’ iniziato 4-5 anni fa. Se, fino a 10 anni fa, spiegano gli esperti, sarebbe stato impensabile regalare una trottola a un bambino visto il boom del digitale, oggi, potrebbe anche essere un dono papabile. Purché richiami qualche personaggio di film o cartoni animati. Lo stesso vale per le costruzioni. Pensiamo agli immortali Lego: oggi magari a linea ispirata a Star Wars ha surclassato la classica caserma dei pompieri da costruire. Ma chi lo dice che il bambino, una volta stufo di costruire shuttle di Guerre Stellari, non smonti tutto e ricrei qualcosa di nuovo?
«Sono oggetti dalla giocabilità continua», spiegano gli addetti ai lavori. E, per questo, ‘tirano’ ancora, travalicando generazioni di bambini. Altra novità, rispetto a qualche anno fa, è l’allargamento della ‘zona grigia’ tra giocattoli per bambine e per bambini. Al di là dei grandi classici – meccano per lui, Barbie per lei – le bimbe non disdegnano le piste di automobiline (purché con un marchio femminile) o i mattoncini per le costruzioni (magari rosa); i maschi, i ‘bambolotti’. Purché tipo Hulk o Iron man. "Ormai c’è l’uguaglianza tra i sessi. E il mondo dei giocattoli, da sempre, insegue la vita reale", spiega Taverna. Ma attenzione: non si pensi che l’Italia sia il Paese dei balocchi. Anzi. La spesa in giocattoli per ogni bambino nel Regno Unito è di 362 euro; 298 in Francia, 290 in Germania, 172 in Spagna e ‘solo’ 167 in Italia. Se andiamo a vedere anche la media dei giocattoli per piccoli da 0 a 12 anni, dai dati forniti da Assogiocattoli risulta che la Gran Bretagna spopola con 50 balocchi, mentre l’Italia si ferma a 15, dopo Francia e Germania.
In Italia i giochi "non rappresentano un mercato dai grandi boom e nemmeno dai risultati troppo negativi", spiega Taverna. Negli ultimi due anni l’andamento è stato positivo (+5% nel 2016; +4,5% nel 2015) anche in seguito alla crisi, mentre nel periodo gennaio-luglio di quest’anno la crescita si è attestata a +1,1% (dati Npd, Group retail tracking service Italy che monitoria i principali punti vendita di giocattoli fisici e online in Italia). In ogni caso per avere un quadro chiaro, "bisogna aspettare il Natale che da solo vale il 30-32% del mercato" con prezzi che, calcola Federconsumatori, a Natale cresceranno del 3,9%. Un mercato, quello dei giocattoli, rileva Doxa, che a fine 2016 valeva quasi 1,6 miliardi di euro, la metà dell’intero comparto dedicato a bimbi e ragazzi tra i 3 e i 13 anni che, in tutto, si quantifica in tre miliardi.