Milano, 21 marzo 2025 – La Gintoneria non riaprirà più. Il questore Bruno Megale ha revocato la licenza al titolare del locale di via Napo Torriani a Milano. Parliamo dell’ormai celebre Davide Lacerenza, l’imprenditore 59enne finito ai domiciliari in un'inchiesta della Guardia di Finanza su un presunto giro di droga e prostituzione che ruotava proprio attorno all'esercizio commerciale a due passi dalla Stazione Centrale. In arresto, nella stessa operazione, è finita anche Stefania Nobile, figlia di Wanna Marchi.

Il provvedimento
Nella mattinata di venerdì 21 marzo, i poliziotti della Divisione polizia amministrativa e sociale di via Fatebenefratelli hanno notificato il provvedimento a Lacerenza, "nei confronti del quale - come si legge in una nota della Questura - è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari e che risulta indagato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e per sfruttamento della prostituzione, commessi nel locale e nei pressi dello stesso, ricavando illeciti guadagni tramite prezzi maggiorati e consegne a domicilio delle prostitute".

La motivazione
Tenuto conto, fanno sapere da via Fatebenefratelli, che il titolare è già stato destinatario di due provvedimenti di sospensione della licenza, sulla base di quanto disposto dall'articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, "e in considerazione di una situazione obiettivamente pericolosa e intollerabile per la sicurezza e l’ordine pubblico", il questore ha disposto lo stop definitivo.

Il sequestro
A valle dell'inchiesta, la pm Francesca Crupi aveva già disposto il sequestro impeditivo d'urgenza della Gintoneria e del vicino privé La Malmaison. Un provvedimento poi convalidato dalla gip Alessandra Di Fazio, che ha deciso di mantenere i sigilli ai due locali per evitare il rischio che venissero gestiti da prestanome. Nei giorni successivi, la stessa giudice ha dato il via libera anche al sequestro preventivo d'urgenza per un valore di oltre 900mila euro.

Il sospetto
In realtà, rispetto a quel presunto profitto di autoriciclaggio, gli investigatori delle Fiamme Gialle sono riusciti a rintracciare finora solo circa 80mila euro: 33mila trovati su un conto in Lituania, 40mila su conti italiani e diecimila euro cash. Tutti soldi, al momento, riferibili a Lacerenza, secondo le accuse. Il sospetto, però, è che parte dei guadagni illeciti incassati col presunto giro di droga e prostituzione siano finiti all'estero, anche per investimenti in Albania.