Cagliari, 22 gennaio 2024 – Gigi Riva è morto all’età di 79 anni: da due giorni si trovava all’ospedale San Michele di Cagliari, dove era stato ricoverato d’urgenza in seguito a un malore. La notizia arriva quasi a ciel sereno, viste le rassicurazioni diffuse dalla direzione sanitaria dell’azienda ospedaliera Brotzu nel pomeriggio di oggi. Nel bollettino si diceva che le condizioni dell’ex calciatore del Cagliari e della Nazionale erano stabili. Luigi Riva, al secolo Gigi, l’uomo scudetto del Cagliari nel 1970 e capocannoniere della Nazionale (il suo record di 35 gol in maglia azzurra resiste), si era sentito male in casa. Trasportato in ospedale, era stato ricoverato nel reparto di cardiologia. I problemi riscontrati sembravano però non mettere in pericolo la vita del campione. A Riva era stato proposto un intervento di angioplastica. Un’operazione di routine che pareva non preoccupare. Lui aveva deciso di pensarci. Malgrado una “grave malattia coronarica”, niente “faceva pensare a un peggioramento improvviso", hanno confermato i medici dell'Arnas Brotzu. Poche ore dopo quel bollettino la drammatica evoluzione. Nel weekend sui campi da calcio verrà osservato un minuto di silenzio.
Dallo scudetto con il Cagliari al record in Nazionale
Per tutti era ‘Rombo di tuono’: il soprannome coniato da Gianni Brera dava l’idea dell’incisività della sua azione e del tiro fulminante. Di Leggiuno, nel Varesotto, Riva esordisce nel Legnano in Serie C. Il suo fiuto per il gol viene subito alle orecchie e agli occhi del Cagliari – allora nel campionato cadetto – che proprio a Legnano fa tappa per le trasferte al Nord. Erano i primi anni ‘60. Il club rossoblù lo strappa alla concorrenza per 37 milioni di lire. Mai investimento fu tanto azzeccato. Con 8 gol il 20enne Riva contribuisce alla promozione in Serie A l’anno dopo, per tre stagioni di seguito vince il titolo di capocannoniere del massimo campionato. La terza è quella dello scudetto, il primo e unico del club sardo.
Con la maglia della Nazionale, Riva segna 35 gol in 42 partite, un primato mai eguagliato da nessun altro attaccante. Nel 1968 è tra i vincitori dell’Europeo, nel 1970 in Messico vicecampione del mondo. Corteggiato dai club più blasonati non lascerà mai Cagliari. Dopo il ritiro, a cui è costretto per le conseguenze di un infortunio, resterà come dirigente per altri 20 anni.
Il ricordo di Zoff e De Sisti
"Perdo un grandissimo amico – lo ricorda Dino Zoff, compagno in azzurro – abbiamo fatto una lungo percorso di vita insieme. Dal militare a tanti ricordi in nazionale. Una tristezza infinita, non riesco a parlare". La voce tradisce l'emozione di un altra vecchia gloria della Nazionale: “Era una sorta di dio greco – dice al telefono Giancarlo De Sisti – per molti di noi, non soltanto per i ragazzini dell'epoca, era un mito. Ho avuto la fortuna di giocare insieme a Gigi, di ammirarlo da vicino. Era un giocatore che ti faceva partire avvantaggiato, un ragazzo perbene che parlava poco... tanti fatti e parole poche”. Messaggi di cordoglio arrivano dal tutto il mondo del calcio e della politica. Il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina si dice “scosso e profondamente addolorato” per la morte di un “vero e proprio monumento nazionale”. Anche Giorgia Meloni ricorda “un grande sportivo che ha segnato la storia del calcio e della nostra Nazionale. Che la terra ti sia lieve, campione”.
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