Roma, 14 febbraio 2017 - Gianfranco Fini indagato per riciclaggio dalla Procura di Roma. All'ex presidente della Camera e leader di Alleanza Nazionale è stato consegnato un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta che ha portato la Scico (Il servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza a sequestrare beni per 5 milioni alla famiglia della moglie Elisabetta Tulliani. Operazione che segue gli sviluppi dell'indagine sui fondi neri sottratti al fisco dall'imprenditore catanese Francesco Corallo, il 're delle slot machine' arrestato in dicembre nelle Antille Olandesi. "L'avviso di garanzia è un atto dovuto - dichiara Gianfranco Fini -. Ho piena fiducia nell'operato della magistratura, ieri come oggi". E aggiunge: "Non ho nessuna intenzione di tornare all'attività politica e in ogni caso non ho mai pensato né penserò mai che la magistratura possa agire tenendo conto delle decisione del singolo politico". Sono questioni, conclude Fini, "che non vanno assolutamente mischiate".
AVVISO DI GARANZIA - L'iscrizione nel registro degli indagati di Fini, secondo quanto si apprende, scaturisce dalle perquisizioni a carico di Sergio e Giancarlo Tulliani eseguite a dicembre 2016. Gli accertamenti bancari e finanziari sui rapporti intestati alla famiglia Tulliani, avrebbero infatti portato alla luce nuove condotte di riciclaggio, reimpiego ed autoriciclaggio posti in essere da Sergio, Giancarlo, Elisabetta Tulliani e Gianfranco Fini.
LE ACCUSE - Nella richiesta di sequestro preventivo dei beni dei Tulliani, il pm Barbara Sargenti scrive che la famiglia aveva instaurato "rapporti di conoscenza con Corallo, per il tramite dell'onorevole Gianfranco Fini". E ancora, i Tulliani "conoscevano l'attività della concessionaria Atlantis/Bplus, il cui rappresentante legale era Amedeo Laboccetta (ex parlamentare Pdl arrestato insieme a Corallo, ndr), persona che conoscevano e frequentavano, attesi i rapporti politici tra quest'ultimo e Fini". I rapporti tra Fini e Corallo sono stati ricostruiti da Laboccetta nell'interrogatorio del 16 dicembre scorso.
IL SEQUESTRO - Stamatina la Guardia di Finanza, coordinata dalla Dda di Roma, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni nei confronti di Sergio, Giancarlo e Elisabetta Tulliani. Il sequestro é il frutto degli sviluppi dell'indagine 'Rouge et Noir' che ha portato a dicembre dell'arresto di Corallo, Rudolf Theodor, Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta, ritenuti dagli investigatori appartenenti a un'associazione a delinquere transnazionale dedita a peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Nell'occasione erano stati sequestrati beni per 200 milioni di euro. I profitti ottenuti dall'associazione con il riciclaggio, sempre secondo gli investigatori, sarebbero stati utilizzati da Corallo in attività economiche e finanziarie e in acquisizioni immobiliari.
LA VICENDA - Secondo gli inquirenti i Tulliani avrebbero ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro disposti da Corallo ed operati da Baesten, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi. Quindi avrebbero ulteriormente trasferito ed occultato, attraverso operazioni di frazionamento della provvista illecita e movimentazioni reciproche, il profitto illecito della associazione utilizzando propri rapporti bancari, accesi in Italia e alla estero. Oggetto di queste vorticose operazioni, tra l'altro, sono stati i 2,4, milioni di euro, direttamente ricevuti da Corallo e, successivamente, trasferiti da Sergio Tulliani ai figli Giancarlo ed Elisabetta per essere reimpiegati in acquisizioni immobiliari nel comprensorio di Roma e provincia. Nonché il rilevante plusvalore di oltre 1,2 milioni di euro, che deriva dalla vendita dell'appartamento di Montecarlo, già di proprietà di Alleanza Nazionale, di cui erano divenuti proprietari, di fatto, i fratelli Tulliani, a spese di Corallo. Ed era stato sempre lo stesso Corallo, secondo le indagini, a provvedere all'intera creazione delle società offshore dei Tulliani. Secondo la Guardia di Finanza, il giro di riciclaggio accumulato dai Tulliani ammonta a oltre 7 milioni di euro.