Roma, 20 marzo 2017 - Un'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa a carico di Giancarlo Tulliani, sospettato di riciclaggio dalla procura di Roma. L'arresto non è però stato eseguito perché Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, è residente a Dubai e per la magistratura italiana è irreperibile.
La misura cautelare, sollecitata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto Barbara Sargenti e firmata dal gip Simonetta D'Alessandro, arriva dopo il sequestro preventivo di 5 milioni di euro di beni, da parte dei militari della Guardia di Finanza dello Scico, avvenuto lo scorso 14 febbraio. Destinatari del provvedimento erano lo stesso Giancarlo Tulliani, il padre Sergio, e la sorella Elisabetta, a cui sono contestati i reati di riciclaggio, reimpiego e autoriciclaggio a partire dal 2008. Anche lo stesso Fini, marito Elisabetta, risulta indagato per riciclaggio.
L'inchiesta riguarda una presunta associazione a delinquere transnazionale che riciclava tra Europa e Antille i proventi del mancato pagamento delle imposte sul gioco on-line e sulle video-lottery. Tutto riconducibile, secondo gli inquirenti, alla figura di Francesco Corallo, il 'Re delle slot', in carcere dallo scorso dicembre.
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Per il gip di Roma che ha emesso l'ordinanza di arresto per Giancarlo Tulliani, inoltre, appare singolare - è quanto riportato nel provvedimento - che un segretario di partito, quale era Gianfranco Fini, "ignorasse le vicende di un gruppo", la Rti di Francesco Corallo, che avrebbe vinto un'importante gara a livello nazionale in materia di giochi, bandita nel 2002 da un governo del quale faceva parte. Da parte sua Fini in una nota assicura: "Nei giorni scorsi ho dato mandato ai miei legali Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno di chiedere ai magistrati di essere interrogato e oggi ho dato loro mandato a querelare per calunnia Amedeo Laboccetta".