Milano, 18 dicembre 2024 – È morto Gian Paolo Barbieri, che da oltre 60 anni era uno dei fotografi internazionali più influenti nell'ambito della moda collaborando con i più importanti stilisti. Barbieri è morto ieri a Milano, dove era nato nel 1935 da una famiglia di commercianti di tessuti.
La prima passione di Gian Paolo Barbieri però è il teatro. Nel 1953 ottiene un ruolo da figurante in Medea di Luchino Visconti, con Sarah Ferrati e Memo Benassi. Il suo grande amore per il cinema americano degli anni '60 lo spinge a sperimentare tecniche di illuminazione nella cantina di casa sua. ll suo primo incarico come assistente lo vede a Parigi con il fotografo di Harpeer's Bazaar Tom Kublin, grazie all'aiuto del produttore di seta svizzero Gustav Zumstegcon, amico di famiglia.
Nel 1964 torna a Milano e apre uno studio in viale Majno, cominciando presto a collaborare, insieme a Gianni Penati, con la rivista Novità che due anni dopo diventerà Vogue Italia. Inizia da allora la sua collaborazione con le testate del gruppo Condé Nast come Vogue Italia, Vogue America, Vogue Francia e Vogue Germania.
La Dolce Vita
Barbieri ha fotografato i grandi volti noti della Dolce Vita italiana, a Cinecittà fotografava gli attori emergenti e di notte sviluppava le foto nel bagno dell'albergo in cui alloggiava. Ha lavorato con monumenti della moda mondiale come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent, Valentino e Pino Lancetti e fotografa attrici e modelle internazionali come Mirella Petteni, Jerry Hall, Veruschka, Monica Bellucci e Audrey Hepburn.
Contemporaneamente è artefice di campagne per le maggiori case di moda internazionali come Valentino, Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Armani, Bulgari, Chanel, Yves Saint Laurent, Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e molte altre ancora. Gian Paolo Barbieri fu chiamato a lavorare anche per Vogue America dalla direttrice Diana Vreeland, ma rifiutò.
I viaggi
Gli anni Novanta portano Barbieri a compiere diversi viaggi alla scoperta della cultura senza limiti, uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto. Nonostante le foto siano in esterno e spesso immediate o fugaci, risultano talmente “perfette” da sembrare scattate in studio, unite alla spontaneità della popolazione e dei luoghi con un’eleganza ed uno stile che lo contraddistinguono sempre, riuscendo ad intrecciare la spontaneità della fotografia etnografica al glamour della fotografia di moda.
Nel 2016 trasferisce il suo immenso archivio alla Fondazione Barbieri che ha lo scopo di conservare l'eredità culturale del fondatore e di promuovere ed assistere i nuovi talenti del mondo della moda. Nel 2018 riceve a New York il prestigioso Lucie Award 2018 come Miglior Fotografo di Moda Internazionale.