Genova, 4 agosto 2015 - Incredibile, gravissimo episodio di omofobia su un autobus di Genova, dove due giovani sono stati massacrati di botte da un branco di sei, tra cui due donne. Il motivo? Secondo una delle ragazze il malcapitato stava 'fissando' il suo fidanzato. Dunque era gay, dunque andava ripassato per bene, insieme anche al suo amico. Uno sguardo: tanto basta per far scattare il pestaggio collettivo, a far montare la rabbia della discriminazione più bieca. L'episodio risale al 14 luglio, raccontano due quotidiani, ma il giovane si è sentito davvero male solo qualche giorno dopo: ora è ricoverato in fin di vita in ospedale, dove è stato sottoposto a un intervento di neurochirurgia per un ematoma cerebrale e viene mantenuto in coma farmacologico.
Da Arancia meccanica il racconto dell'aggressione. Il branco scatta: "Gay di m..., che c... guardi?", e giù botte pesanti al volto, alle gambe, alla schiena, usando pure delle catene, il tutto sotto gli occhi dell'autista del mezzo. Il poveretto pestato più duramente riesce a tornare a casa in taxi e racconta tutto alla fidanzata, ma dopo una settimana le sue condizioni si aggravano e una tac al pronto soccorso rileva che ha un ematoma cerebrale: immediato il ricovero all'ospedale Galliera, dove viene operato d'urgenza e entra in coma farmacologico.
La fidanzata, sconvolta, racconta tutto ai carabinieri e la Procura di Genova indaga per tentato omicidio. Nel mirino degli inquirenti un gruppo di giovani che vive in un quartiere popolare della città, nessuno dei quali è stato al momento identificato con certezza. L`unica denuncia è scattata per favoreggiamento nei confronti dell`autista del bus, che ha visto tutto ma non ha chiamato né i soccorsi né la polizia.
LO SDEGNO DI ARCIGAY - "Ci rattrista molto leggere la notizia dell'aggressione (...). A Genova facciamo fatica a ricordare quando si è verificata l'ultima aggressione di stampo omofobo e questa notizia è, come si è soliti dire, un fulmine a ciel sereno. Questi sono eventi di cui sentiamo parlare di solito da altre città, da lontano, quindi perché anche qui? Perché in questa città che si è sempre saputa distinguere per inclusione e tolleranza? Perché nella Genova Città dei Diritti? Perché nella città del Pride del 4 luglio?", scrive Arcigay Genova.
"Il fatto che l'uomo aggredito non fosse gay per noi non è importante - puntualizza l'associazione - Innanzi tutto è una persona e in quanto tale sentiamo di voler manifestare la nostra solidarietà e vicinanza, garantendo, se necessario, l'assistenza dei nostri legali". E chiedendo per l'ennesima volta una egge che punisca la discriminazione omofoba, Arcigay continua: "Su Facebook da qualche ora in molti stanno diffondendo la notizia e manifestano la propria solidarietà e la propria rabbia. Chiediamo a tutti di continuare, di farlo come singoli e come gruppi, associazioni o enti. Facciamo vedere a tutti che questa aggressione non è Genova".