Giovedì 19 Dicembre 2024
GIOLI
Cronaca

Generazione Bergoglio

di P. F. De Robertis

SOLO UN TACKLE più ruvido e imprudente del solito da parte di un vescovo poco avvezzo a usare il linguaggio paludato della politica o gli effetti di un cambio di strategia vaticana rispetto ai problemi e soprattutto agli attori della politica italiana? Un po’ e un po’ dietro le parole («piazzisti da quattro soldi») che il segretario dei vescovi italiani Nunzio Galantino ha rivolto ai politici che vogliono respingere gli immigrati invece di accoglierli, suonate inedite e brutali.

Galantino è un tipico vescovo della “generazione Bergoglio”, scelto direttamente dal papa argentino perché espressione di quelle periferie che per Francesco sono modello di azione pastorale prima che terra di evangelizzazione. E proprio in omaggio al ribaltamento delle normali prospettive politico-pastorali di cui Francesco è l’interprete, Galantino parte lancia in resta contro il potere costituito, tutto. Il cardinale Bergoglio, a Buenos Aires, aveva fatto ben di peggio, trovandosi ai ferri cortissimi con i Kirchner e mettendosi alle testa di manifestazioni di piazza contro il presidente della Repubblica accusato senza molti giri di parole di corruzione e malversazione. Ecco, con i suoi interventi ruvidi Galantino cerca in qualche modo di ripercorrere le tappe del cammino pastorale dell’allora cardinale, senza capire che l’Italia non è l’Argentina, e soprattutto che lui non ha il carisma di Bergoglio, e che interventi come quello contro Salvini e Grillo fanno precipitare la Chiesa italiana del tritacarne della polemica quotidiana, quella da cui in genere non esce bene nessuno visto il livello del dibattito politico nel nostro Paese, fatto di insulti reciproci e non di idee. Una cosa è esprimersi con parole più chiare di quanto non eravamo abituati a sentire da Ruini o Bagnasco, un’altra partecipare al campionato della parolaccia. Lì i politici sono i più bravi, e Grillo e Salvini sono campioni assoluti. In ogni caso l’intervento di Galantino segnala la volontà dei vescovi di ballare da soli, senza più delegare ad alcuna parte politica la rappresentanza di proprie istanze, come fino a ora era accaduto. Con Berlusconi, con Letta, con Monti e anche con il primo Renzi, o forse sarebbe meglio dire con Ruini e Bagnasco, certi livelli di collegamento erano attivi. Adesso con i vescovi targati Bergoglio la situazione è radicalmente mutata.

di P. F. De Robertis