Martedì 16 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Cronaca

Generale Vannacci, giurista: “Non esiste il diritto assoluto alla libera manifestazione del pensiero”

Il giurista cattolico Guido Saraceni: “I diritti costituzionali devono esser tutti ponderati e bilanciati. Perché sono tutti suscettibili di entrare in conflitto gli uni con gli altri”

Generale Vannacci

Generale Vannacci

Il mondo al contrario è in testa alla vendite su Amazon Italia e resta di tendenza l’hashtag #iostoconVANNACCI. La premier Giorgia Meloni resterà in silenzio. Vannacci, assai lusingato dalla telefonata di Salvini, fa sapere di essere stato "contattato da altri esponenti politici. Non farò i nomi". E, in serata, dice: "Il ministro della Difesa è il mio superiore diretto, a lui devo disciplina e rispetto. Nel momento in cui vorrà sentirmi, sarò disponibile a spiegare e a dare la mia versione dei fatti". L’Esercito comunica che è stata avviata l’inchiesta interna. Al comando dell’Istituto geografico militare a Vannacci succede il generale Panizzi. La polemica non si spegne. Siccome "Meloni prova a fare Draghi, Salvini prova a fare Meloni e Alemanno prova a fare Vannacci. Ma se Meloni facesse Meloni, Salvini farebbe il moderato e Alemanno farebbe quello che ha sempre fatto, il nulla", dice Calenda (Azione). Per Sgarbi, "l’unico partito a cui converrebbe candidarlo è la Lega". E il ministro della Difesa Crosetto: "Rifarei quello che ho fatto".

Roma, 22 agosto 2023 - "Non esiste un diritto assoluto alla libera manifestazione del pensiero sancita dall'articolo 21 della Costituzione". Il giurista cattolico Guido Saraceni, docente di Filosofia del diritto alla facoltà di Giurisprudenza di Teramo, entra così in merito all'aspetto più spinoso suscitato dal controverso libro auto-edito dal generale Roberto Vannacci. "I diritti costituzionali devono esser tutti ponderati e bilanciati – spiega – Perché sono tutti suscettibili di entrare in conflitto gli uni con gli altri. Nessuno di essi è perciò un diritto assoluto". Professor Saraceni, sta sostenendo che esistano limiti alla libertà di parola? "Diffamazione, ingiuria, istigazione all'odio sono proibite dal codice. Tecnicamente voglio sottolineare che non esiste un diritto assoluto a esprimere propria opinione quale che essa sia, a dire tutto quel che ci passa per la testa. L'articolo 3 della Carta stabilisce inoltre che i cittadini hanno pari dignità sociale. Se è così, non è lecito esprimere un'opinione diffamatoria nei riguardi di alcuni". Non è un crinale pericoloso? "Facciamo un esempio. Durante l'emergenza Covid la libertà di riunione e di movimento hanno subito un vulnus, perché si è ritenuto che il diritto alla salute dovesse prevalere. Oppure dopo il terremoto dell'Aquila è stata soppressa la libertà di riunione dei cittadini delle aree interessate. Questo in maniera assolutamente legittima. Nessuno può incitare all'odio, anche se non fosse un generale. Una persona che scrive che le persone omosessuali 'non sono normali' e aggiunge 'fatevene una ragione', con quella chiosa indica un'accezione valoriale. Per altro rivendica il diritto di usare la parola razza. Quando è dimostrato scientificamente e giuridicamente sancito che la parola razza non ha senso, la stessa Costituzione la usa per dire che non ha senso". Senza scomodare la delicatissima libertà d'opinione declinata dall'art. 21, non è più grave che si tratti di un militare, tenuto a onorare la Costituzione su cui ha giurato, come stabilito dall'art. 54? "Sicuramente entra in discussione l'articolo 54, perché si tratta di persona che assolve a una funzione pubblica. A queste persone è richiesto di 'adempiere con disciplina e onore' all'incarico che svolgono, mostrando dignità: che non infanghino, insomma, la divisa che portano. Mi preme tuttavia sottolineare anche che l'art. 21 non pone un diritto assoluto. Peraltro, nel momento in cui si rivendica la libertà di dire ogni cosa, occorre dar atto agli altri della libertà di criticare senza gridare al martirio. Invece con una mano rivendicano un diritto e con l'altra chiedono la censura delle contestazioni". Ma questa spasmodica attenzione ai contenuti lessicali invece che per i modi e i contesti in cui vengono espressi, non rischia di trasformarsi in una forma di censura e anche di autocensura un po' maccartista? "Per quanto attiene al problema della libertà di espressione dal punto di vista culturale e politico, io non vedo il rischio di un dittatura del politically correct. Semmai il contrario. Mi sembra che chiunque oggigiorno dica la qualunque, senza alcun rispetto per la storia del paese, la dignità delle persone e le minoranze. Io dunque vedo il pericolo opposto: di una dittatura dell'arroganza e dell'ignoranza". Il frutto avvelenato del narcisismo e il voyeurismo pornografico alimentati dai social? "Non sono solo i social. Prima c'era la Tv, con personaggi sgradevoli e violenti. Oggi poi i mezzi di comunicazione di massa, invece che arginare la barbarie, rincorrono i social. Hanno una grande responsabilità".