Padova, 5 dicembre 2023 – “Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto”. È iniziata così l’omelia per i funerali di Giulia Cecchettin, la ragazza solare, con tanta “viglia di vivere, progettualità e passioni”, uccisa lo scorso 11 novembre dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Parole cariche di significato quelle scandite dal pulito della basilica di Santa Giustina dal vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla.
“Il volto di Giulia è stato sottratto alla nostra vista. Resta impresso nell’affetto e nella memoria di chi l’ha conosciuta e apprezzata. Ora noi posiamo lo sguardo su quello di Gesù: in Lui brilla il volto di Giulia, vicino alla mamma (scomparsa l’anno scorso per una malattia, ndr) da Lui si accendano ancora il desiderio che cresca per tutti la passione per la vita”, ha detto il vescovo patavino davanti alla famiglia di Giulia, provata da un dolore inimmaginabile. “Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia”.
La drammatica attesa
“Per sette lunghi giorni avevamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. Ed invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo”, ha detto il vescovo patavino ricordando la drammatica attesa delle famiglie dei due ragazzini scomparsi, che fino all’ultimo hanno sperato in un epilogo diverso. Magari una fuga, ma non una morte così violenta.
“Abbiamo bisogno di sapienza”
Quello di Giulia non è un femminicidio come i tanti, troppi, che stanno insanguinando l’Italia. La storia di Giulia sta scuotendo le coscienze, sta facendo avanzare un movimento trasversale e del tutto nuovo che potrebbe davvero cambiare il futuro delle donne.
“Abbiamo bisogno di parole e gesti di sapienza – ha sottolineato monsignor Cipolla – che ci aiutino a non restare intrappolati dall’immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce. Dalla fede cristiana e dalla Parola che il Signore ci ha appena rivolto raccolgo come sostegno alcune parole per orientarci in questi giorni di lutto e di dolore”.
Trasformare il dolore
“La conclusione di questa storia lascia in noi amarezza, tristezza e a tratti anche rabbia – ha detto il vescovo durante l’omelia per Giulia – ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l’edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita”.
Un impegno a realizzare una società diversa, dove le donne si sentano finalmente libere, è emerso con forza dalle parole del vescovo di Padova, che durante il suo discorso ha avuto gli occhi puntati da migliaia di persone. “Questo impegno è indispensabile – ha sottolineato – non solo per garantire qualità di vita al singolo individuo, ma anche per realizzare quei contesti sociali e quelle reti in cui le persone siano valorizzate in quanto soggetti in grado di dare un contributo originale e creativo”.
Il sorriso di Giulia
“Il sorriso di Giulia mancherà al papà Gino, alla sorella Elena e al fratello Davide e a tutta la sua famiglia – ha ricordato monsignor Claudio Cipolla – mancherà agli amici ma anche a tutti noi perché il suo viso ci è divenuto caro. Custodiamo però la sua voglia di vivere, le sue progettualità, le sue passioni. Le accogliamo in noi come quel germoglio di cui parla il profeta. Perché desideriamo insieme attendere la fioritura del mondo nel quale finalmente anche i nostri occhi saranno beati”.
La luce della speranza
La luce della speranza non deve spegnersi mai. Lo ha ricordato il vescovo durante i funerali della 22enne brutalmente uccisa: una giovane donna che sta diventando il simbolo di una lotta per la libertà delle donne. “Di fronte alla morte di Giulia, ma anche a quella di tante donne, bambini e uomini sopraffatti dalla violenza e dalle guerre, emergono tutti i nostri dubbi. Non solo ci chiediamo: davvero ci sarà la vita dopo la morte? Ma anche: ha senso impegnarsi se poi tutto si riduce a poca cenere?”, si è chiesto più volte il vescovo durante il lungo discorso dedicato a Giulia.
Diritti, giustizia e libertà
“Le piazze, le aule universitarie, i palazzi, le nostre case possono certo diventare quei luoghi dove poter difendere i diritti dei più deboli e creare le condizioni per una vita sociale e individuale all’insegna della giustizia e della libertà”, ha proseguito il vescovo ricordando le tante manifestazioni organizzate in memoria di Giulia nelle ultime settimane.
Ma non basta. “I cammini intrapresi in questi spazi saranno efficaci e giungeranno a dei risultati duraturi nella misura in cui dentro ciascuno di noi si comporrà l’armonia annunciata dal profeta. Arriviamo così alla terza parola: Amore: una grande parola, una parola che orienta alla alterità, che cerca il bene dell’altro, dell’altra”, ha aggiunto.
“Voi giovani potete osare di più”
“Forse voi giovani potete osare e amare di più rispetto al passato – ha detto il vescovo ai tanti giovani presenti in chiesa – avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!”.