Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Funerali di Totò Schillaci, applauso infinito a Palermo. L’omelia: “Sei in squadra in paradiso”

“Ciao Totò figlio di Palermo”, uno degli striscioni sul sagrato. In migliaia per l’ultimo saluto al bomber di Italia ‘90. Il parroco: “Ha fatto sognare l’Italia”

Palermo, 20 settembre 2024 - E’ il giorno dei funerali di Totò Schillaci e la cattedrale di Palermo è gremita, carica di dolore e commozione. Un lungo applauso ha accolto l'ingresso del feretro del bomber di Italia '90 morto dopo una lunga malattia.

Al termine della cerimonia i cori da stadio. Una grande bandiera del Palermo ha sventolato durante tutto il rito e poi all'uscita del feretro, mentre tanti gridavano il suo nome, "Totò Schillaci" e "Uno di noi", "Per sempre nel cuore". Un applauso infinito ha dato l'addio a questo "Figlio di Palermo", come era scritto su un maxi striscione". 

In tanti non hanno voluto rinunciare a dare l'ultimo saluto all'eroe delle Notti magiche. Tifosi ma anche semplici cittadini, visibilmente commossi, alcuni in lacrime per testimoniare l'amore non solo di Palermo all'ex attaccante azzurro. ''Ciao Totò, figlio di Palermo'', la scritta su uno striscione della Curva nord. In chiesa circa mille le persone presenti, 800 posti a sedere e 200 in piedi nei transetti, la maggior parte delle persone è rimasta fuori, oltre le transenne. Il rito delle esequie è stato officiato da monsignor Filippo Sarullo, parroco della cattedrale. Al termine della celebrazione, la benedizione è stata impartita dall'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice.

Funerali di Totò Schillaci
Folla di persone circonda la bara del calciatore Totò Schillaci al quartiere CEP di Palermo nel giorno del funerale (Ansa)

Ai funerali presente anche il presidente della Figc Gravina. Accanto a lui il presidente del Palermo Dario Mirri e il sindaco Roberto Lagalla, insieme a migliaia di palermitani.

La raccolta di offerte durante il funerale sarà destinata al ripristino di un'area insistente nel territorio parrocchiale che, ha spiegato nell'omelia il parroco, "è uno spazio prezioso dove intrattenere bambini, ragazzi e giovani. La finalità è sottrarli alla strada, visto che il territorio non offre nessuno spazio, per dare loro la possibilità di un luogo sicuro dove studiare, giocare e crescere insieme". Ristrutturata l'area, uno dei due campetti sarà intitolato a Totò.

Approfondisci:

Totò Schillaci, la moglie Barbara: “Era l’amore della mia vita”. Fila alla camera ardente, sulla bara la maglia delle notti magiche

Totò Schillaci, la moglie Barbara: “Era l’amore della mia vita”. Fila alla camera ardente, sulla bara la maglia delle notti magiche
Approfondisci:

Chi è Barbara Lombardo, la moglie di Totò Schillaci. L'amore, i figli e la battaglia fianco a fianco contro il cancro

Chi è Barbara Lombardo, la moglie di Totò Schillaci. L'amore, i figli e la battaglia fianco a fianco contro il cancro

L’omelia

 CALCIO. CORI E APPLAUSI PER FERETRO SCHILLACI IN CATTEDRALE PER FUNERALI /FOTO IN MATTINATA CARRO FUNEBRE AL CEP E ALLA SCUOLA CALCIO LOUIS RIBOLLA(FOTO 1 di 1)
Lo striscione fuori dalla cattedrale di Palermo per i funerali di Schillaci

"Totò è il volto bello della Palermo che non molla", è uno dei passaggi dell’omelia pronunciata da monsignor Sarullo. "Totò ha trasmesso luce - ha aggiunto il parroco - anche attraverso i suoi occhi vivi ed eloquenti, amandovi come figlio, marito, papà, fratello, familiare, parente, amico. Ma in tanti oggi sono qui per ricordarlo come il calciatore delle notti magiche, perché ha fatto sognare l'Italia. In questi giorni tanti i messaggi, tanti i pensieri, tante le parole, tanto l'affetto dimostrato da parte del mondo del calcio e dello sport, delle istituzioni e del popolo; è stato un coro unanime di dispiacere, dolore, lacrime, ricordi, che attestano le qualità umane e professionali di un talento, di un fuoriclasse, di un grande della storia umana e calcistica che nasce e muore qui a Palermo, tra gente comune, e vive e si distingue nella scena internazionale, anzi mondiale, come campione prodigioso, una leggenda del calcio". Totè è stato "prima di tutto un battezzato, un uomo, un figlio, un fratello, un padre, un marito, un lavoratore, un amico, e da sempre un calciatore, fin da bambino. Totò rappresenta la favola, ha realizzato nella sua vita la favola, senza mai cambiare pelle, rimanendo sempre lo stesso, con l'animo gentile, generoso ed umile di sempre, col cuore grande e la testa sulle spalle di sempre. Ma come l'ha realizzata? Da persona seria e perbene. Non certo rimanendo a guardare o ad aspettare inerme ma guadagnandosela col sudore, il sacrificio, l'impegno, la dedizione, a testa bassa, come fanno i grandi eroi, senza mai chiedere o pensare che sia dovuto. La favola si realizza non attraverso followers e visibilità del momento, ma lavorando in silenzio, con umiltà, credendoci, come ha fatto lui". Un eroe del pallone, ha proseguito il parroco nella sua omelia, "un eroe della vita, un eroe del riscatto, un eroe che parte dal basso, da un quartiere di borgata, dove per farti spazio devi faticare, devi fare una scelta, sì, una scelta tra la via dei soldi facili e disonesti e la via del lavoro e il sacrificio, la via dell'onesta'. Il successo e la fama sono tali se si nutrono di valori come l'ha incarnati lui. L'immagine della Sicilia e della nostra Palermo è proprio questa, fatta di tante donne e tanti uomini che vogliono riscattarsi dalla condizione di miseria e spesso degrado a forza di sacrificio e lavoro, dimostrando a se stessi e agli altri di potercela fare, di poter cambiare un destino, per molti già segnato. Era qualcosa di impensabile il sogno di Totò. Lui ci ha creduto con tutte le sue forze, ostinatamente, andando controcorrente, pronto a tutto, superando ogni ostacolo, ogni avversità, anche contro il parere dei medici che all'età di 13 anni gli diagnosticarono un problema al ginocchio che gli avrebbe impedito di giocare". 

"Sinora, caro Totò avevi giocato soltanto il primo tempo della tua vita, breve, quasi da tempi supplementari, di 59 anni. E se è vero che non hai segnato il gol della vittoria su questa terra per liberarti dalla malattia, nel secondo tempo, che è durato un istante, quello della morte, nel fischio finale, come deve essere per ogni credente, lì hai giocato la partita più bella della tua vita, hai fatto il passaggio più bello della tua vita, un passaggio non con giocatori altrettanto bravi come te, ma con il numero 1, Gesù, e hai realizzato il passaggio alla vita eterna”, è un altro dei passaggi dell’omelia.

"Ti sei ritrovato davanti ad una porta - ha aggiunto - ma non come quella di un campo di calcio di serie A, ma ti sei trovato davanti una porta senza traversa, una porta senza pali, una porta senza rete, ti sei ritrovato davanti la Porta della misericordia, la porta dell'amore, la porta della bontà del Padre che, da vero arbitro giusto e inappellabile, ti ha convocato per la partita del cuore, per la partita che non avrà mai fine, che ti ha fatto entrare nella squadra più bella del mondo, che si chiama Paradiso”.

Il ricordo della figlia Nicole

"Resterà sempre nel mio cuore. Avrei voluto condividere altri momenti con lui, ma non sarà possibile. Ho potuto vivere gli ultimi giorni con lui e ho visto quanto dolore ha provato. Mi manca tantissimo, ma almeno ha smesso di soffrire”, è la voce della terza figlia Nicole che si aggiunge a quella dei familiari e degli amici che piangono la scomparsa dell'attaccante palermitano. Lei con i fratelli, e con la moglie di Totò, Barbara Romano, sono in prima fila ai funerali che a breve inizieranno nella cattedrale di Palermo. “Ho bellissimi ricordi d'infanzia - aggiunge - quando veniva a trovarmi a Cernobbio, ero piccolissima. Poi, dopo il matrimonio con Barbara, giustamente è venuto meno ed ero io ad andare a trovarlo, principalmente nel periodo estivo. Vivevamo lontani, non c'è sempre stato, ma era sempre il mio papà. Voleva che noi fratelli, anche se abitiamo distanti, fossimo uniti e c'è riuscito”.

Nicole Schillaci non ha vissuto sotto i riflettori, né ha visto suo padre giocare e toccare l'apice della gloria con la maglia della nazionale italiana. “Per me - ricorda - era una persona normale, certo di cui essere fieri, ma normale, molto gentile, umile e con un grande cuore. Lascia tanti insegnamenti, ad esempio che ogni momento va vissuto pienamente, lui ha sempre lottato tantissimo. Era sempre in movimento, faceva sempre qualcosa, per settembre aveva tutto il calendario pieno di appuntamenti".