Vigonovo, 20 novembre 2023 – L’orrore si è fermato solo quando è finita la benzina. Filippo Turetta, lo studente di 22 anni in fuga da otto giorni, è stato arrestato ieri in Germania, a 150 chilometri da Lipsia. L’ex fidanzato di Giulia Cecchettin per oltre una settimana ha viaggiato indisturbato per mezza Europa, mentre le polizie di Italia, Svizzera, Austria e Germania gli stavano dando la caccia.
L’aggressione
L’11 novembre Filippo e Giulia, ex fidanzati, decidono di uscire assieme e vanno a cena in un centro commerciale vicino a Marghera. Sulla via del ritorno, però, succede qualcosa. I due ragazzi si ritrovano in un parcheggio della zona industriale di Fossò. Sono le 23,30. Le telecamere di sorveglianza di un’azienda registrano tutto: Filippo prende a calci e pugni Giulia. Lei inizia a perdere sangue. Molto probabilmente (manca ancora l’ufficialità da parte della procura di Venezia) lui la colpisce con un coltello. Notizia che il ritrovamento di una lama spezzata, a pochi metri dal luogo dell’aggressione, sembrerebbe confermare. Anche se al momento non si sa se sia quella che ha usato Filippo. Lei crolla esanime e lui la carica in auto.
Il viaggio
Dopo aver zigzagato fuori dall’area industriale, Turetta imbocca la strada che porta al lago di Bàrcis (in provincia di Pordenone). Verso le 2 di notte si inerpica su una sorta di mulattiera che collega Piancavallo al bacino artificiale. Prima di una serie di tornanti, scende dalla Fiat Grande Punto e si carica Giulia sulle spalle. Lei è già morta, accoltellata più volte al collo e alla testa. Su mani e braccia le ferite dell’ultima disperata difesa. Turetta scende lungo uno strapiombo di 50 metri e adagia il corpo sulle rocce. Contrariamente a quanto si sapeva, non getta il corpo oltre il guardrail: e copre il cadavere con sacchi neri, per renderne più difficile l’individuazione.
I dubbi
La difficoltà della discesa (le scarpe da tennis che indossava non erano adatte), il coltello e i sacchi neri sono tutti elementi che portano a pensare che Turetta avesse premeditato l’omicidio. Così come i primi accertamenti effettuati sul computer sequestrato dagli inquirenti nella casa dello studente di ingegneria, secondo i quali Filippo avrebbe cercato informazioni su kit di sopravvivenza e alcuni itinerari tra le montagne austriache. Ma solo l’indagine e il processo potranno chiarire se Filippo avesse pianificato tutto.
Le banconote
Il giovane, dopo essersi sbarazzato di Giulia, sono circa le tre di notte, decide di lasciare l’Italia. Alle 5 passa per le gallerie della diga del Vajont e poi alle 9 del mattino arriva a Ospitale, vicino a Cortina d’Ampezzo. Lì deve fare rifornimento. Opta per un self service. Una telecamera lo riprende. Pochi giorni dopo il gestore scopre una banconota sporca di sangue e lo segnala ai carabinieri.
La fuga
A questo punto Filippo si dirige verso l’Austria. Viene segnalato a Lienz e in Carinzia. Il cellulare è staccato, ma continua a ricevere messaggi su WhatsApp. Molto probabilmente utilizza il servizio web, che consente di utilizzare l’applicazione anche tramite computer. Lo studente arriva in Austria. Si sfama con i soldi che ha con sé (come hanno riferito i genitori è solito uscire con molti contanti) o che forse ha prelevato per mettere in atto il suo piano. Forse dorme in auto. Ma la latitanza costa. Cosa abbia fatto tra domenica e ieri è ancora un mistero.
L’epilogo
Rassegnato e pronto a consegnarsi, Turetta viene segnalato ieri mattina a bordo della sua auto, rimasta senza benzina, vicino a Lipsia. Si arrende subito, dopo aver tenuto in scacco le polizie di quattro Stati per otto giorni.
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