Martedì 16 Luglio 2024
LUCA BOLOGNINI, INVIATO
Cronaca

La scia di Filippo Turetta dopo il delitto: soldi sporchi di sangue, il coltello abbandonato. Quelle ricerche sui kit di sopravvivenza

La lunga fuga per mezza Europa. L’arrestato ha guidato per otto giorni attraversando strade secondarie.

Vigonovo, 20 novembre 2023 – L’orrore si è fermato solo quando è finita la benzina. Filippo Turetta, lo studente di 22 anni in fuga da otto giorni, è stato arrestato ieri in Germania, a 150 chilometri da Lipsia. L’ex fidanzato di Giulia Cecchettin per oltre una settimana ha viaggiato indisturbato per mezza Europa, mentre le polizie di Italia, Svizzera, Austria e Germania gli stavano dando la caccia.

La fuga di Filippo Turetta in mezza Europa
La fuga di Filippo Turetta in mezza Europa

L’aggressione

L’11 novembre Filippo e Giulia, ex fidanzati, decidono di uscire assieme e vanno a cena in un centro commerciale vicino a Marghera. Sulla via del ritorno, però, succede qualcosa. I due ragazzi si ritrovano in un parcheggio della zona industriale di Fossò. Sono le 23,30. Le telecamere di sorveglianza di un’azienda registrano tutto: Filippo prende a calci e pugni Giulia. Lei inizia a perdere sangue. Molto probabilmente (manca ancora l’ufficialità da parte della procura di Venezia) lui la colpisce con un coltello. Notizia che il ritrovamento di una lama spezzata, a pochi metri dal luogo dell’aggressione, sembrerebbe confermare. Anche se al momento non si sa se sia quella che ha usato Filippo. Lei crolla esanime e lui la carica in auto.

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Il viaggio

Dopo aver zigzagato fuori dall’area industriale, Turetta imbocca la strada che porta al lago di Bàrcis (in provincia di Pordenone). Verso le 2 di notte si inerpica su una sorta di mulattiera che collega Piancavallo al bacino artificiale. Prima di una serie di tornanti, scende dalla Fiat Grande Punto e si carica Giulia sulle spalle. Lei è già morta, accoltellata più volte al collo e alla testa. Su mani e braccia le ferite dell’ultima disperata difesa. Turetta scende lungo uno strapiombo di 50 metri e adagia il corpo sulle rocce. Contrariamente a quanto si sapeva, non getta il corpo oltre il guardrail: e copre il cadavere con sacchi neri, per renderne più difficile l’individuazione.

I dubbi

La difficoltà della discesa (le scarpe da tennis che indossava non erano adatte), il coltello e i sacchi neri sono tutti elementi che portano a pensare che Turetta avesse premeditato l’omicidio. Così come i primi accertamenti effettuati sul computer sequestrato dagli inquirenti nella casa dello studente di ingegneria, secondo i quali Filippo avrebbe cercato informazioni su kit di sopravvivenza e alcuni itinerari tra le montagne austriache. Ma solo l’indagine e il processo potranno chiarire se Filippo avesse pianificato tutto.

Le banconote

Il giovane, dopo essersi sbarazzato di Giulia, sono circa le tre di notte, decide di lasciare l’Italia. Alle 5 passa per le gallerie della diga del Vajont e poi alle 9 del mattino arriva a Ospitale, vicino a Cortina d’Ampezzo. Lì deve fare rifornimento. Opta per un self service. Una telecamera lo riprende. Pochi giorni dopo il gestore scopre una banconota sporca di sangue e lo segnala ai carabinieri.

La fuga

A questo punto Filippo si dirige verso l’Austria. Viene segnalato a Lienz e in Carinzia. Il cellulare è staccato, ma continua a ricevere messaggi su WhatsApp. Molto probabilmente utilizza il servizio web, che consente di utilizzare l’applicazione anche tramite computer. Lo studente arriva in Austria. Si sfama con i soldi che ha con sé (come hanno riferito i genitori è solito uscire con molti contanti) o che forse ha prelevato per mettere in atto il suo piano. Forse dorme in auto. Ma la latitanza costa. Cosa abbia fatto tra domenica e ieri è ancora un mistero.

L’epilogo

Rassegnato e pronto a consegnarsi, Turetta viene segnalato ieri mattina a bordo della sua auto, rimasta senza benzina, vicino a Lipsia. Si arrende subito, dopo aver tenuto in scacco le polizie di quattro Stati per otto giorni.

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