A Roma hanno provato a pesare la paura. Hanno dato una percentuale al nostro timore di prendere la metro o di salire su un bus. I risultati dei sondaggi Acos – agenzia indipendente che controlla la qualità dei servizi publici – sono choccanti. Alla domanda ‘pensa di ritornare all’utilizzo dei mezzi pubblici all’uscita dell’emergenza?’ l’80% degli intervistati, 408 su 508, ha risposto di no. L’analisi risale a maggio (18-23). Altri due numeri fanno capire la direzione di marcia. Intanto il crollo di City Mapper, app molto utilizzata per spostarsi e calcolare i tempi di percorrenza. Tra marzo e maggio l’uso a Roma era quasi inesistente, tra l’85 e il 90% in meno. Stessa cosa a Milano, che a giugno con una timida ripresa è risalita al 20–30%; la capitale è arrivata al 30–40%.
In metropolitana non va meglio. L’agenzia ha contato i passaggi settimanli ai tornelli delle linee romane. Dal 16 marzo al 30 aprile un’altra voragine, la variazione in negativo rispetto a febbraio supera il 90%, a fine maggio sta sull’80%. Sintesi meno drammatica per la metro C, che si assesta su un meno 60%.
Ma il test vero, ripetono tutti, sarà alla riapertura delle scuole. Andrea Gibelli, presidente di Asstra (il colosso del trasporto pubblico locale), corregge: non è che gli autobus sono vuoti, viaggiano con il numero massimo consentito dalle regole anti Covid. "Il calo in media è del 40% nelle grandi città – chiarisce –, ma coincide con gli obblighi di sicurezza, non possiamo trasportare più del 60% dei viaggiatori. E poi c’è molta meno gente in giro, meno traffico. Non vedo la paura di salire sul bus, conta soprattutto lo smart working, ancora molto diffuso. Non è un problema del Tpl ma di come è cambiato il lavoro:
Un numero dà la fotografia precisa di quel che sta accadendo, il mancato introito dei biglietti. Stima Gibelli: "Alla fine dell’anno la perdita netta sarà di 1.200 milioni, che si aggiungono ai 500 già stanziati dal governo". Quindi il conto è salatissimo, arriva a un miliardo e sette. Da chiarire: nelle aree a domanda debole, quella voce vale il 20%; che sale al 50% nelle zone dove la moblità è maggiore. Gibelli non ha dubbi: anche in futuro non potremo fare a meno del Tpl, "ma dovremo concepirlo in modo diverso"..