Fregene( Roma), 16 luglio 2024 – Gin & tonaca. Tra sacro e profano al Singita Miracle Beach di Fregene – lido del litorale romano noto per gli aperitivi sulla spiaggia con cocktail in caraffe da sorseggiare in gruppo, seduti sulla sabbia, con lunghissime cannucce aspettando il celebre ‘rito del tramonto’ – dopo il primo “Sinodo delle donne” del marzo dello scorso anno, si è svolto l’incontro “Donne in difesa della dignità”.
Un’esortazione per tutte le donne a impegnarsi per affermare il valore della persona umana, per combattere contro ogni discriminazione, per responsabilizzare le coscienze in difesa di ogni creatura e del Creato, ma anche per garantire pari opportunità, libertà e diritti a tutte e a tutti. A chiamare a raccolta donne di ogni età sulla spiaggia è stato Gianrico Ruzza, vescovo di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia, storico parroco di San Roberto Bellarmino ai Parioli. Un incontro aperto a credenti e non credenti, praticanti o meno, “dedicato e riservato – ha scritto il vescovo nella lettera d’invito – al mondo femminile”.
Come è stato per la prima edizione, che si è svolta a marzo del 2023 nell'ambito del Sinodo delle Chiese in Italia, “e accogliendo con gioia un desiderio nato da alcune di voi, – prosegue Ruzza – la nostra Chiesa continua a mettersi in ascolto delle vostre speranze e delle vostre fatiche, siate voi credenti e non credenti, praticanti o meno. Vi propongo di riflettere insieme sulla figura appassionata di Etty Hillesum, prendendo spunto da una sua frase profetica: ‘Voglio essere un cuore pensante’. Dopo l'introduzione vivremo un momento di condivisione alla luce di alcune parole chiave proposte dalle organizzatrici. Avremo poi modo di gustare la bellezza del tramonto sul mare e un aperitivo nello stabilimento che ci ospita". Entrando al Singita andando verso il mare, si passa dalla musica alta che accompagna i giovani in costume e drink in mano, a un parterre più eterogeneo: ragazze in shorts ma anche signore agée con abiti o pantaloni lunghi, suore e i religiosi della Fraternità francescana di Betania in saio azzurro. Tutti con i piedi nella sabbia. La serata si apre con Luce di Elisa cantata da Desirée Perri per chiudersi con The best di Tina Turner interpretata da Carlotta Bomba. Nel mezzo momenti di raccoglimento e condivisone. La riflessione prende spunto dal “Diario” di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz nel 1943, figura emblematica del cammino di una donna che, partendo da un proprio percorso di autoanalisi e indagine spirituale molto doloroso, ha voluto “«pensare con il cuore”, alla ricerca di una sorgente molto profonda, il divino che è in noi, da riscoprire e liberare.
Una donna passionale che nella sua vita ha scelto l’aborto ma che ha poi trovato Dio proprio nell’amore verso un uomo. Una donna che – ha ricordato Ruzza – “non era né cristiana né cattolica, forse neanche ebrea dal punto di vista della fede, ma era innamorata di Dio”. Da qui il messaggio lanciato alle donne: "«È possibile che Dio passi attraverso questa esperienza di peccato? Se ponessi questa domanda a Papa Francesco direbbe di sì”, ha detto il vescovo sottolineando l’insegnamento di Etty: “Bisogna aiutare Dio ad aiutare l’umanità che sta andando alla deriva”.
Ruzza ha definito Etty “una donna che ha avuto il coraggio di prendere in mano la vita e di trasformarla, dandole un senso, una prospettiva. Ma la cosa che mi colpisce sempre di più quando leggo i suoi scritti è che è una donna che ha saputo trasformare le contraddizioni in un’opportunità di vita. Un donna aperta alla speranza”.E, sempre rivolgendosi alle donne, Ruzza ha parlato di “tradimento della femminilità, noi maschi – ha detto – siamo degli imbecilli”. Un tradimento che, secondo il vescovo, passa attraverso la svalutazione del ruolo della donna e nella sua esaltazione solo dal punto di vista fisico. “Perché non si mostra la bellezza di Maria Teresa di Calcutta, delle nostre nonne, delle nostre mamme?”, ha detto Ruzza.
Passione per la vita, coraggio solidale, perseveranza nell’amore, sono state le parole chiave che, partendo dall’insegnamento di Hillesum, hanno fornito lo spunto per condividere pensieri, attraverso un QR code, su una bacheca virtuale. "Noi ogni anno vogliamo fare degli incontri dedicati a quei gruppi che abbiamo incontrato nel cammino sinodale. Un cammino che diventa un cammino di formazione, di ascolto reciproco, di crescita e di arricchimento. Quest’anno abbiamo – spiega Ruzza – pensato a questa location perché c’è stata offerta e perché ci sembrava particolarmente bello fare questo incontro a contatto con il Creato visto che nella nostra Diocesi c’è una grande sensibilità verso la sostenibilità e l’impegno verso la custodia del Creato secondo l’insegnamento di Papa Francesco”.
L’obiettivo, Ruzza non lo nega, è anche far leva sui giovani. “Sicuramente il tono del luogo ‘à la p(l)age’ diventa un modo per inculturale la proposta della fede in un contesto della vita di tutti i giorni. Se alle persone piace stare qui, amano stare qui, il fatto che possano venirci gratuitamente è una cosa particolarmente bella dal momento che, grazie alla proprietà del Singita, abbiamo la possibilità di ospitarli”.
"L’iniziativa – racconta Claudia Serafini, una dei tre soci del Singita – nasce perché noi supportiamo le iniziative della Chiesa e della comunità dove viviamo. Abbiamo ospitato altre volte iniziative del genere, anche se più piccole, organizzate da missionari. Quando ci hanno chiesto di ospitare questo evento qui siamo stati felici. Siamo aperti a tutti come c’è scritto nel cartello all’ingresso del Singita. Il rito del tramonto, di ispirazione buddista, che ci caratterizza si è svolto a pochi metri dalla preghiera. Alla fine Dio è uno. L’importante per noi è l’aspetto spirituale. Il vescovo Ruzza è una persona fantastica, aperta ai giovani”.
Questa apertura della Chiesa è un format che funziona? Per lei la risposta è sì. “Molte ragazze giovani se l’incontro si fosse svolto in una Chiesa magari non ci sarebbero andate”. Una filosofia che rispecchia il messaggio impresso nel cartello all’ingresso del locale: “Qui puoi sentirti libero di amare chiunque tu voglia amare, di vestirti nel modo che più esprime la tua anima, di essere chiunque tu voglia essere. Qui troverai sempre un sorriso, mai un giudizio"». E il tentativo della Chiesa di uscire dalle sedi canoniche sembra un format riuscito. “Un incontro organizzato in una location come questa, più piacevole e informale, – commenta Ilaria Maria, una giovane partecipante – penso che sia piaciuto a tutti, è meno serioso. In una Chiesa o in un oratorio sarebbe stato diverso”.