Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

'Fratelli tutti', ecco l'enciclica di Papa Francesco

E' dedicata ai temi della fraternità e dell'amicizia sociale. "Serve una politica sana. Non guerre e pena di morte". "Onu, serve una riforma"

Il Papa firma l'enciclica "Fratelli tutti" ad Assisi (Ansa)

Il Papa firma l'enciclica "Fratelli tutti" ad Assisi (Ansa)

Roma, 4 ottobre 2020 - E' finalmente noto il contenuto dell'enciclica di Papa Francesco "Fratelli tutti" che Bergoglio ha autografato ieri (sabato) ad Assisi. Si tratta della terza enciclica del Pontefice e affronta i temi della fraternità e dell'amicizia sociale rivolta a "tutte le persone di buona volontà al di là delle convinzioni religiose. "Quali sono i grandi ideali e le vie concretamente percorribili per chi vuole costruire un mondo più giusto e fraterno nelle relazioni quotidiane, nel sociale, nella politica, nelle istituzioni? E' questa la domanda a cui intende rispondere ' Fratelli tutti': il Papa la definisce una "enciclica sociale" e fa riferimento all'insegnamento di San Francesco: non è un caso che Bergoglio l'abbia formata ad Assisi lontano dagli scandali finanziari che stanno scuotendo il Vaticano. Nell'enciclica Bergoglio ribadisce le critiche a populismi, nazionalismi, razzismo, xenofobia. E non manca un accenno alla pandemia di Coronavirus (qui il bollettino Covid di oggi 4 ottobre). Oggi all'Angelus, il Papa ha regalato l'enciclica i fedeli assiepati in piazza San Pietro.

L'insegnamento di San Francesco

Il Poverello, scrive Bergoglio, "non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l'amore di Dio ed è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna". L'enciclica vuole promuovere un'aspirazione mondiale alla fraternità e all'amicizia sociale. A partire dalla comune appartenenza alla famiglia umana, dal riconoscerci fratelli perché figli di un unico Creatore, "tutti sulla stessa barca" e dunque bisognosi di prendere coscienza che in un mondo globalizzato e interconnesso ci si può "salvare solo insieme". Motivo ispiratore, citato dallo stesso Papa, è appunto il Documento sulla fratellanza umana firmato da Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar nel febbraio 2019.

"Una sana politica"

C'è bisogno di una politica che sappia dire no alla "corruzione" alla "mancanza di rispetto delle leggi", alla "inefficienza". Bergoglio ha in mente "una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche che permettano di superare pressioni e inerzie viziose".  Quella cui pensa il Papa è una politica incentrata sulla dignità umana e non sottomessa alla finanza. "La speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage".  Assumono, quindi, particolare rilevanza i movimenti popolari: "poeti sociali" e "torrenti di energia morale", scrive il Papa in un tributo ai movimenti, auspicando un coinvolgimento nella partecipazione sociale, politica ed economica, con un maggiore coordinamento.

"No guerra e pena di morte"

"Ci sono due situazioni estreme che possono arrivare a presentarsi come soluzioni in circostanze particolarmente drammatiche, senza avvisare che sono false risposte, che non risolvono i problemi che pretendono di superare e che in definitiva non fanno che aggiungere nuovi fattori di distruzione nel tessuto della societa' nazionale e mondiale. Si tratta della guerra e della pena di morte". Argomenta Brgoglio: "La guerra non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante. Il mondo sta trovando sempre più difficoltà nel lento cammino della pace che aveva intrapreso e che cominciava a dare alcuni frutti", precisa, "i 75 anni delle Nazioni Unite e l'esperienza dei primi 20 anni di questo millennio mostrano che la piena applicazione delle norme internazionali è realmente efficace, e che il loro mancato adempimento è nocivo". Quanto all'Onu, secondo Papa Francesco, "è necessaria una riforma sia dell'Organizzazione delle Nazioni Unite che dell'architettura economia e finanziaria internazionale affinché si possa dare reale concretezza al concetto di famiglia di Nazioni".

Quanto alla pena di morte, è già stata giudicata da Giovanni Paolo II. La Chiesa continuerà a battersi per la sua scomparsa totale.

La pandemia

Sullo sfondo, la pandemia di Coronavirus che, scrive Francesco, "ha fatto irruzione in maniera inattesa proprio mentre stavo scrivendo questa lettera". Ma l'emergenza sanitaria globale è servita a dimostrare che "nessuno si salva da solo" e che è arrivata l'ora di "sognare come un'unica umanità in cui siamo tutti fratelli". Ancora Bergoglio: "Passata la crisi sanitaria, la peggiore reazione sarebbe quella di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di auto-protezione egoistica. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più "gli altri". 

"Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme", afferma il Papa in ' Fratelli tutti". Per questo, aggiunge, ho detto che "la tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. […] Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri 'ego' sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l'appartenenza come fratelli".

"Se tutto è connesso, è difficile pensare che questo disastro mondiale non sia in rapporto con il nostro modo di porci rispetto alla realtà, pretendendo di essere padroni assoluti della propria vita e di tutto ciò che esiste", scrive ancora il pontefice. E chiarisce: "Non voglio dire che si tratta di una sorta di castigo divino. E neppure basterebbe affermare che il danno causato alla natura alla fine chiede il conto dei nostri soprus". Per Francesco "è la realtà stessa che geme e si ribella. Viene alla mente il celebre verso del poeta Virgilio che evoca le lacrimevoli vicende umane".