Parigi, 7 ottobre 2023 – Pubblicare le immagini del proprio figlio sui social può diventare un problema, se la relazione fra i due genitori finisce. Ora la questione viene affrontata dalla magistratura con un paio di decisioni destinate a fare giurisprudenza. Provvedimenti, in arrivo da Torino, che delineano un principio utile a scongiurare scontri tra ex e soprattutto a tutelare i più piccoli: serve una ’clausola del consenso’ al momento della separazione per gestire la presenza sulle piattaforme online dei figli almeno fino a quando non compiano 14 anni.

Il primo caso riguarda un’influencer, madre di una bambina di 5 anni. Nel contesto di una separazione consensuale, la giudice Isabella Messina Russo si è limitata ad omologare l’intesa raggiunta fra la donna il marito. Nell’ultima vicenda è stata, invece, la Procura della Repubblica del capoluogo piemontese ad autorizzare la clausola del consenso nell’ambito di una negoziazione assistita che riguardava un padre poliziotto e una madre medico, genitori di un ragazzino di 11 anni. In definitiva le decisioni della magistratura applicano la norma di legge generale ed astratta secondo la quale, per diffondere le immagini dei minorenni, serve l’approvazione di entrambi i genitori.
In Italia si comincia a discuterne adesso, mentre in Francia il dibattito è avviato da anni. È giusto che i genitori pubblichino foto online dei loro bambini? Come devono comportarsi quando sono divorziati o separati? Può uno di loro pubblicare le foto sui social senza l’accordo esplicito dell’altro? Due sentenze appena emesse dai giudici di Torino affrontano il problema alla luce dell’esigenza di proteggere i minori, tutelandone il diritto all’immagine. Per pubblicare foto dei bambini – affermano – bisogna che tutti e due i genitori siano d’accordo nel caso siano separati o in via di separazione: devono in sostanza sottoscrivere una "clausola di consenso" che contempli le modalità e i limiti da rispettare.
“Trovo che si tratti di una scelta giusta. C’è un uso e un abuso delle immagini di bambini sui social perché fanno tendenza, perché sono carini e suscitano tenerezza: in pratica i bambini vengono trattati come fossero animaletti di compagnia. Che occorra l’accordo di entrambi i genitori mi pare ovvio, visto che i genitori sono due e devono occuparsi insieme del benessere del bambino", commenta la scrittrice e filosofa Michela Marzano, il cui ultimo romanzo - ’Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa’, pubblicato in settembre – tratta dell’ambiguo rapporto che abbiamo con gli altri e con il nostro corpo.
Secondo la Marzano, che vive a Parigi, "nella nostra società ci sono troppi adulti che pensano molto al proprio interesse e molto poco a quello dei bambini, i quali dovrebbero essere protetti e accompagnati per crescere serenamente". Nel marzo scorso l’Assemblea nazionale francese ha adottato all’unanimità la nozione di "vita privata" per i minorenni e adottato nuove misure non solo per proteggere l’intimità dei bambini, ma anche per difenderli da un’eccessiva esposizione agli schermi, che si tratti di tablet, smartphone o televisori. "Il nostro obiettivo è responsabilizzare i genitori affinché capiscano una volta per tutte che non dispongono di un diritto assoluto sull’immagine dei loro figli", ha sintetizzato il deputato "macronista" Bruno Studer, firmatario del progetto di legge. Non basta l’accordo dei due genitori per pubblicare foto dei bambini: devono limitarne il più possibile la diffusione ed evitare soprattutto di postare immagini troppo intime, "per evitare che finiscano nelle mani di pedofili e malintenzionati".
In mancanza di accordo fra i genitori, dice la legge, è vietata la pubblicazione sui social. Nel caso poi che l’immagine pubblicata offenda la dignità e l’integrità morale del bambino, interverrà direttamente la magistratura e ci saranno sanzioni. Quali? I dettagli sono in discussione attualmente al Senato, che sta esaminando il progetto. "Si dice tanto che dobbiamo insegnare ai giovani il rispetto e la protezione, e poi siamo i primi a non proteggere e a non rispettare i più indifesi", commenta Michela Marzano. "Questa benedetta nozione di rispetto invocata dagli adulti, nei fatti emerge molto poco. Si rendono conto del pericolo che fanno correre ai loro bambini pubblicando immagini nei social? Con i mezzi tecnologici di cui disponiamo oggi, ci si può fare di tutto con quelle foto. E siccome molti non riescono a capirlo, è bene che arrivi una norma che evidenzi, oltre all’impatto concreto della legge, anche il suo valore simbolico. Che è quello di proteggere i piccoli".
Uno degli elementi discussi in Francia è la richiesta di non esporre agli schermi i bambini al di sotto di 6 anni (invece dei 3 anni previsti oggi): "Questa regola valeva già quando eravamo piccoli noi: ricordo che i miei genitori stavano molto attenti al tempo che mio fratello ed io passavamo davanti al televisore", dice la Marzano. "So benissimo che oggi il tablet, lo smartphone e la tv sono onnipresenti, ma il rischio è quello di diventare dipendenti. Come fa un bambino che vive davanti alla tv ad entrare poi nella realtà? Servono regole perché gli adulti non sanno regolarsi: hanno dimenticato l’abc dell’educazione che hanno ricevuto".