Forza Italia è a un passo dalla guerra aperta. Il casus belli è l’elezione del nuovo capogruppo in sostituzione del neo-governatore della Calabria, Occhiuto. Sullo sfondo, ci sono però tensioni accumulatesi negli ultimi mesi. Non è solo questione di linea politica, i governisti da una parte, l’ala più vicina a Salvini dall’altra. In ballo ci sono anche questioni di potere: il presidente avrà voce in capitolo nella definizione delle liste.
Per i ministri Carfagna (foto), Gelmini, Brunetta al posto di Occhiuto sarebbe dovuto andare Giacomoni, berlusconiano doc. È arrivato invece Paolo Barelli, meno noto, e vicino alla Ronzulli e, soprattutto, ad Antonio Tajani. Che non è un leghista travestito ma nello scontro interno si colloca dall’altra parte della barricata rispetto ai tre. Fatto sta che la nota con cui il Cavaliere “benedice“ Barelli fa esplodere l’ira dei governisti: trangugiano il boccone ma non le mandano a dire: "Berlusconi è stato ingannato". L’ammutinamento era nell’aria: con una lettera, Brunetta & co. firmata da 26 deputati (diventati 25 per un ripensamento) avevano chiesto il voto segreto per espletare la pratica: proposta respinta al mittente, perché " per l’elezione del capogruppo non si è ma fatto". Si procede per acclamazione anche per Barelli. Esplode l’ira della Gelmini: c’è un cerchio magico "che racconta una parte della verità al presidente, esclude i ministri forzisti dai tavoli e ci racconta come venduti a Draghi. Se non vogliamo restare in dieci eletti, bisogna seguire più la linea della Carfagna che quella dei falchi al traino degli alleati". Insorge Giorgio Mulè: "Sono parole ingenerose e non veritiere". Sembra il preludio a un addio: voci dal partito uscite, danno non solo la Carfagna ma anche la Gelmini molto attratte dal progetto centrista di Calenda. Le interessate smentiscono, ma l’impressione è confermata dalla riunione che Brunetta (subito dopo aver incontrato Berlusconi) fa con Carfagna e Gelmini nel suo ufficio al ministero della Pubblica Amministrazione. "Stanno studiando le prossime mosse – assicurano i fedelissimi dei tre ministri – l’obiettivo è sempre quello: portare Forza Italia su una rotta moderata". In realtà è improbabile che si arrivi alla rottura prima della elezione del capo dello Stato. Sul seguito, però, nessuno scommetterebbe un euro.
An.Co.