Mercoledì 18 Dicembre 2024
di Piero Degli Antoni
Cronaca

Fontana di Trevi, restauro show. Passerella in aria per i turisti

Sarà possibile ammirare il monumento da nuove prospettive di Piero Degli Antoni

Il restauro della Fontana di Trevi (Ansa)

Il restauro della Fontana di Trevi (Ansa)

LA FONTANA di Trevi è uno di quei luoghi che da reali sono diventati fantastici, il contrario di quanto avviene con la scuola Hogwarts di Harry Potter, la fabbrica di Cioccolato, il 10 di Baker Street, il Regno di Oz e Mompracem. Levitata dalla sua reale collocazione posta al centro di Roma, la Fontana è ascesa al Mondo dei Sogni, insieme con la Statua della Libertà, l’Empire State Building, la Monument Valley, il ponte di Brooklyn e la Tour Eiffel. 

LUOGHI che sono diventati un universo parallelo, un contenitore di fascino, aspettative, emozioni, suggestioni. Federico Fellini, grande cacciatore di sogni, l’aveva presa nella sua rete e l’aveva trafitta con i suoi spilli da entomologo della fantasia trasformandola nel simbolo perenne di un’Italia spregiudicata, affascinante, gioiosa, soprattutto seducente. Marcello Mastroianni che scende nella vasca insieme con una bellissima, leggiadra, prorompente Anita Ekberg è l’istantanea di un’Italia spensierata e briosa.  Anche oggi, che stiamo come stiamo, basta dare un’occhiata a quella scena per sentirsi rinfrancati e incoraggiati, per assaporare il profumo di un ponentino pazzerello, per credere davvero che la Grande Bellezza è tutta intorno a noi. La Fontana di Trevi è tra i migliori ambasciatori che l’Italia ha mandato e manda ancora in giro per il mondo a evocare il fascino leggiadro e suadente di un Paese che non ha eguali. Non c’è da meravigliarsi se in Totòtruffa il principe De Curtis riesce a vendere a un italo-americano proprio la Fontana di Trevi, e se ancora oggi qualsiasi turista, anche italiano, non riesce a trattenersi dal gettare una moneta nella fontana. 

IL MITO è più forte di ogni razionalizzazione, di ogni cinismo, di ogni scrollata di spalle. E poco importa che in seguito Anita Ekberg abbia rivelato che la scena fu girata a gennaio, con un freddo pungente che costringeva gli addetti ad asciugare e ricaldare lei e un intirizzo Mastroianni, e che alla fine il bel Marcello dovette indossare, sopra i pantaloni, degli stivaloni da pesca. Per noi che ancora, ogni volta, ci incantiamo ad ammirare la grazia mirabile e lasciva con cui l’attrice svedese passeggia nell’acqua, per noi, dicevamo, resterà per sempre un’immagina legata alla bella stagione, a una Roma notturna e splendente, ammiccante e lucente. Pare incredibile come certe brevi scene possano condensare ed esprimere un’intera epoca più di cento libri. 

QUEI due minuti scarsi sono sufficienti per capire cos’era l’Italia di allora, per comprendere perché ancora, in giro per il mondo, il nome del nostro Paese susciti tanto entusiasmo, amore e gioia. Basta contemplare le straripanti forme di Anita bagnata dall’acqua, il remissivo camminare di Mastroianni nella vasca, le sue mani che sfiorano, senza però toccarlo, il viso della Ekberg. Oggi per noi, dopo quel film, fare il bagno in una fontana appare persino banale, ma mettete l’orologio indietro di cinquant’anni e cercate di immaginare la carica eversiva, sottilmente erotica, di un gesto del genere, in un Paese che ancora metteva le galosce alle Kessler per non eccitare le masse maschili.  Fare il bagno in una fontana era frangere un divieto civico e allo stesso l’esaltazione della figura femminile vestita sì, ma di abiti zuppi che le si incollavano addosso. Insinuando senza svelare, Fellini sconvolse la morale bigotta dei tempi. Nella Fontana di Trevi si è battezzata l’Italia.

di Piero Degli Antoni